martedì 9 agosto 2011

Una preoccupante proposta di legge

Nell’articolo si riferisce di una proposta di legge assai inquietante che intende stabilire che:

  1. Il carattere ebraico dello stato d’Israele deve prevalere sul suo carattere democratico;
  2. La legge religiosa ebraica (nella sua interpretazione ortodossa) deve ispirare l’attività legislativa e giudiziaria, nonché colmare le lacune dell’ordinamento;
  3. L’arabo smette di essere lingua ufficiale del paese.
Questa proposta è di “Hoq Yesod = Basic Law = Legge Fondamentale”, ovvero di rango costituzionale (una vera costituzione scritta Israele non ce l’ha ancora), quindi soltanto un’altra Legge Fondamentale potrebbe abrogarla.

Tutti i tre punti sono gravi, soprattutto il secondo: come ho già detto in un’altra occasione, mentre per il cristianesimo e l’islam gli “infedeli” sono infedeli solo per caso, le discriminazioni che ci sono state nella storia contro di loro erano volte alla conversione, ed hanno potuto essere superate in quanto si riconosceva a tutte le persone la medesima essenza (vedi le Tanzimat ottomane e, un secolo dopo, il comportamento dei partiti democristiani europei), non così è per l’ebraismo ortodosso (le altre correnti ebraiche la pensano diversamente).

Per l’ebraismo ortodosso gli ebrei sono metafisicamente diversi dagli altri esseri umani – la Qabbalah lo esprime molto chiaramente scrivendo, a partire dal 1200 circa, che gli ebrei sono stati creati dalla “Sitra De-Qedusha = Lato Santo” di Dio, mentre i gentili dalla “Sitra Ahra = Altro Lato”, cioè malvagio, di Dio.

La legislazione religiosa ebraica ortodossa cerca di favorire in ogni modo gli ebrei nei confronti dei non ebrei, ed un paese che si ispira a codesta legislazione non può non ispirarsi a questa presunta differenza ontologica tra ebrei e gentili. E codesta presunta differenza ispira l’etnocentrismo nel caso migliore, il razzismo nel caso peggiore.

Questo gli ebrei lo sanno benissimo: tutte le volte che si è discusso del fatto che Israele si autodefinisce come “stato ebraico e democratico” era evidente che i due termini andavano interpretati non come un’endiadi (cioè come se “ebraico” e “democratico” fossero la stessa cosa) ma come i due poli di una difficile dialettica, con l’”ebraico” ed il “democratico” che non fanno che litigare tra un compromesso e l’altro.

Codesta proposta di legge stabilisce che non ci saranno più compromessi: l’”ebraico” vincerà a tavolino sul “democratico”.

Tra l'altro, come faceva notare Aviezer Ravitzky, un ebreo ortodosso, ma di pensiero liberale, di straordinaria intelligenza, e fautore della separazione tra religione e stato, il diritto pubblico ebraico non ha più avuto bisogno di evolversi dopo la distruzione del Secondo Tempio, nel 70 DC, perciò è poco articolato e contiene pure delle assurdità che da altre parti della legge religiosa ebraica (come il diritto di famiglia) sono state rimosse.

Non c'è alcuna garanzia che la legge religiosa ebraica sia ora in grado di governare la 4ta potenza militare e la 24ma potenza economica mondiale!

Infine, l’eguaglianza delle persone davanti alla legge non è soltanto il prodotto di una visione dell’umanità, ma è anche la migliore garanzia che le leggi ed i provvedimenti siano sensati, perché chi li fa è anche chi li subirà. Ma questa garanzia viene programmaticamente rifiutata dalla legge religiosa ebraica ortodossa - ed infirmata negli stati sociali odierni, in cui sono molto comuni le leggi che erogano privilegi fiscali a determinati gruppi di pressione ... oops, volevo dire persone.

Per quanto riguarda il punto 3, sulla lingua araba, ha il pregio dell’onestà. Vi faccio un esempio che si può verificare non appena si arriva all’aeroporto Ben Gurion: anche in Israele ci sono i cartelli che indicano le uscite d’emergenza, con lo sfondo verde e l’omino bianco che fugge nella direzione indicata dalla freccia.

Ma in Italia c’è solo il disegno, in Israele c’è anche la scritta “Yetziah”, che in ebraico vuol dire “uscita”. E la scritta “7uruuj”, che in arabo vuol sempre dire “uscita”? Non c’è. Le vite degli arabi non valgono come le vite degli ebrei.

Già Israele si è distinto con una legge illiberale ed antidemocratica come quella sul boicottaggio, ora rischia di escludersi definitivamente dal novero delle nazioni civili. E, osservate, nemmeno gli uomini d'affari israeliani ne sono contenti, come mostra questo editoriale in inglese di Globes, l'equivalente israeliano del WSJ:


Raffaele Ladu

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