Giulio Meotti è un giornalista de "il Foglio", autore tra l'altro di questo libro sulle vittime israeliane del terrorismo.
Il problema è che dalle colonne di Yedioth Ahronot = Ultime Notizie, il più venduto giornale israeliano, spara a zero contro quelli che considera i più pericolosi nemici di Israele.
I veri nemici ad Israele non mancano, ma quelli contro cui se la prende Meotti sono semplicemente le persone che condividono le critiche maturate in gran parte del mondo contro lo stato-nazione, il quale implica che uno dei popoli che abitano questo stato domini gli altri, per non parlare degli immigrati e degli stranieri.
Nessuno stato è etnicamente puro; nel caso dell'Italia, basti pensare che gli statuti delle regioni Sardegna e Veneto parlano rispettivamente di un "popolo sardo" ed un "popolo veneto", senza che il governo italiano impugnasse lo statuto veneto, e senza che il Parlamento rifiutasse di approvare con legge costituzionale lo statuto sardo. La "Padania" non esiste, ma i sardi ed i veneti hanno convinto il mondo di essere dei popoli.
In Israele il problema è più spinoso che altrove, in quanto è a tutti noto e da non pochi teorizzato che nello stato d'Israele si ha una supremazia degli ebrei verso chi non è ebreo; se le parti fossero invertite si parlerebbe apertamente di antisemitismo, e gli studiosi più malevoli parlano di "Herrenvolk = Popolo padrone", quelli più benevoli di "democrazia etnica" - gli altri non sono nemmeno seri.
La situazione non è irrimediabile, e lo testimonia proprio Meotti, in quanto le bestie nere che lo spaventano tanto sono i molti intellettuali ebrei ed israeliani che si chiedono se veramente uno stato ebraico deve essere fatto in questo modo, anziché essere la dimostrazione di quanto inclusiva ed egualitaria può essere la cultura ebraica (gli scritti più interessanti sulle teorie queer sono opera di ebree come Judith Butler ed Eve Kosofsky Sedgwick), quando critica lo stato nazione anziché sostenerlo con lo zelo del neofita.
Il problema per le persone come Meotti è che non è sostenibile una posizione in cui si vuole che lo stato-nazione opprima a vantaggio degli ebrei in Israele (lo stesso governo israeliano ammise che le discriminazioni contro chi non è ebreo costano ad Israele 6 punti di PIL), ed opprima a danno di tutte le minoranze tranne gli ebrei altrove - la contraddizione sarebbe troppo evidente.
La loro soluzione al problema è cooptare gli ebrei nella nazione dominatrice di tutti i paesi in cui vivono - con sofismi come "radici giudaico-cristiane" della cultura europea, sofismi che molti ebrei rifiutano, in quanto ritengono che, se ebrei e cristiani sono fratelli, lo sono alla maniera di Giacobbe ed Esaù.
La soluzione migliore è quella di rifiutare lo stato-nazione e la sua implicita divisione tra una nazione dominatrice e delle minoranze dominate. La Judith Butler tanto vituperata da Meotti vuole appunto questo.
Ciao, RL
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