[1] http://www.haaretz.com/print-edition/news/israel-court-grants-author-s-request-to-register-without-religion-1.387571
Come in tutti i paesi mussulmani (e nei sogni proibiti dei leghisti nostrani), in Israele cittadinanza e nazionalità non coincidono: risulta qui che il 75% dei cittadini israeliani è di nazionalità ebraica, il 21% di nazionalità araba, il restante 4% di altra nazionalità.
La nazionalità coincide grosso modo con la religione, un po' come accadeva nell'impero ottomano, in cui vigeva il sistema del millet, che fece sì che fino al 1869 (vedi qui) non esistesse un'unica cittadinanza ottomana, ma la propria condizione personale nascesse dall'intreccio tra la cittadinanza e la comunità religiosa di appartenenza.
Molte persone hanno protestato contro il sistema israeliano, che impone al ministero dell'interno di raccogliere i dati sulla confessione religiosa dell'individuo, e per giunta gli consente di esplicitarla nei documenti di identità: nelle carte d'identità israeliane non è scritto "ebreo" o "non ebreo", ma se la data di nascita è scritta secondo il calendario ebraico (oggi, per esempio, è il 4 Tishrei 5772), vuol dire che il suo titolare è ebreo.
Però la prima vittoria contro una cosa che in Europa sarebbe considerata accettabile soltanto dalla destra eversiva si è avuta solo la settimana scorsa, quando lo scrittore, patriota ed uomo di sinistra Yoram Kaniuk ha ottenuto con sentenza di essere classificato "senza religione" anziché "ebreo".
Lui ha detto che lo ha fatto perché non si riconosceva più in una religione che si era allontanata sempre più dagli ideali espressi dalla Dichiarazione d'Indipendenza, e non voleva far parte di un "Iran ebraico", o di quella che oggi viene definita "la religione d'Israele".
Spero che molte persone seguano il suo esempio, svuotando di significato la raccolta di un dato che in nessuno stato moderno deve essere conservato nell'anagrafe civile.
Raffaele Ladu
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