L'autore è un cittadino israeliano ebreo, vivente a Gerusalemme, con due dei suoi tre figli che fanno il militare in Israele, e quindi la sua lealtà è al di sopra di ogni sospetto; e scopo del suo libro è evidenziare quello che non va in Israele, ed anzi rischia di sfasciarlo se non vi si pone presto rimedio.
Una mia amica ebrea israeliana che sta leggendo il libro dice che non è che egli riferisca cose granché nuove (per chi vive in Israele), ma le espone in modo molto chiaro riconoscendo in esse un altrettanto chiaro "pattern" di evoluzione.
Ho letto finora solo i primi tre capitoli (fino a pagina 96 su 325), ma credo di poter anticipare una considerazione.
Gorenberg da una parte riporta un piccolo campione delle grandi menzogne che tutti i governi israeliani hanno dovuto consapevolmente raccontare al mondo per coprire l'occupazione della Cisgiordania, nonché delle perversioni del diritto a cui si è fatto ricorso per creare una legge per i coloni ed una per i palestinesi; dall'altra si lamenta che l'occupazione ha pervertito il carattere della religione ebraica, che da umanista che era è diventata fanatica, con i rabbini più estremisti ripetutamente citati da Gorenberg che dichiarano che: "Il popolamento (ebraico) della Terra d'Israele è un comandamento che vale quanto tutti gli altri messi insieme" (cfr. pag. 92) - compresi quelli che impongono di rispettare la vita e la dignità umana, e di non dar l'occasione di sparlare del Dio d'Israele.
Le due cose mi paiono assai più strettamente correlate di quanto Gorenberg voglia ammettere: quando ritieni necessario mentire davanti al mondo (e non solo di fronte ai tuoi oppressori) per portare avanti un progetto, vuol dire che sai di aver torto. Le uniche persone disposte a portare avanti un progetto palesemente ingiusto, senza rimorsi né ripensamenti, sono le persone con questa visione del mondo:
"La vita è subdola e ostile e le regole mi impediscono di soddisfare i miei bisogni. Poiché i miei bisogni sono prioritari, piegherò o spezzerò le regole e mi difenderò dagli sforzi di controllo attuati dagli altri." (p. 53 de I disturbi di personalità : dalla diagnosi alla terapia / Len Sperry)
Questa è la visione delle persone con "disturbo di personalità antisociale"; l'occupazione ha premiato queste persone, sia nella vita civile che nelle istituzioni religiose ebraiche, perché erano le uniche motivate a portare avanti il "lavoro sporco" che tale occupazione richiedeva.
Un rabbino come Yaakov Filber, che dice che il popolamento della Terra d'Israele è il comandamento che vale quanto gli altri messi insieme (sebbene sia vietato chiedersi quanto vale ogni mitzwah) non fa che dare una versione religiosa della visione del mondo succitata: "Poiché i miei bisogni sono prioritari, piegherò o spezzerò le regole".
Infatti lo scopo di Filber è provocare l'avvento dell'era messianica; ma anche se la cosa fosse possibile ed il mezzo adeguato - si è chiesto lui quante persone al mondo la vogliono? Lui ed i suoi accoliti stanno facendo prevalere i propri bisogni su quelli altrui.
Freud sottopose le religioni (e specialmente la sua, il giudaismo) a ferocissima critica psicoanalitica, ed il suo insigne discepolo Kernberg (ebreo sfuggito all'Olocausto, ex-presidente dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale, e noto anche per le sue analisi psicoanalitiche delle dinamiche di gruppo) precisò che il sistema di valori di una persona può essere usato per diagnosticare la sua psicopatologia (i sistemi troppo rigidi o troppo blandi sono particolarmente sospetti), quindi, nel dire che l'attuale deriva estremistica dell'ebraismo può essere fatta risalire ad una contingenza storica che ha amplificato oltremisura il potere delle personalità antisociali al suo interno non dico nulla che costoro troverebbero illecito.
E' possibile rimettere Israele in carreggiata e restituire l'ebraismo all'"edelkayt = nobiltà d'animo" che studiosi come Daniel Boyarin rinvenivano negli ebrei dell'Europa Orientale che non erano né chassidim né sionisti?
Gorenberg sembra avere assai meno dubbi di me, altrimenti non avrebbe scritto il libro.
Raffaele Ladu
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