Dibattito al Bar Evita |
L'articolo riferisce di un dibattito che si è svolto questa settimana al bar Evita di Tel Aviv-Yafo (mappa, Facebook) tra rappresentanti del Likud e del Partito laburista, volto a presentare le divisioni LGBT di codesti partiti.
Un tempo soltanto i partiti di sinistra Meretz e Hadash avevano una divisione LGBT, poi si è aggiunto il partito di centro Kadima, ed infine stanno nascendo le divisioni LGBT anche dei già citati Likud e Laburisti; il risultato è che ora quasi tutti i partiti politici israeliani non religiosi e che si rivolgono soprattutto all'elettorato ebraico hanno la divisione LGBT - ad essi si aggiunge Hadash, che vuole uno stato in cui non abbia importanza essere ebreo od arabo, e si sottrae Yisrael Beiteinu, il partito del multivituperato ministro degli esteri Avigdor Lieberman.
Coloro che hanno partecipato al dibattito hanno detto una cosa molto giusta, ovvero che uno non deve scegliere tra votare a destra perché queste sono le sue idee politiche e sociali, e votare a sinistra perché solo i partiti di sinistra si sono presi cura delle persone con il suo orientamento sessuale.
Ranana Leviani, studentessa in un dottorato di filosofia, del Likud, ha detto inoltre che è un vero peccato che in Israele solo il deputato Nitzan Horowitz (sito personale, sito della Knesset) del Meretz abbia fatto il coming-out, perché ci sono migliaia di persone velate, gay e lesbiche, in posizione di potere in Israele, tra cui alcuni ministri (e l'attuale governo è di destra) - secondo loro, l'adesione di molte persone a queste divisioni LGBT nei partiti non di sinistra faciliterebbe loro le cose.
Ciò non vuol dire che le divisioni tra destra e sinistra scompariranno - che continueranno ad esserci lo ha confermato Evan Cohen, lettore di linguistica all'Università di Tel Aviv, e presidente di "Orgoglio (gay) nel Likud"; quando gli è stato rinfacciato che il suo partito opprime le minoranze, così ha risposto (traduco testualmente):
"L'uso di certe parole implica tutti i tipi di presupposti di base erronei. Dovete distinguere tra quelli che vengono chiamati diritti civili, l'eguaglianza ed i diritti nazionali; sono cose completamente diverse. Se ci sono delle comunità che sono una minaccia per la sicurezza o l'ordine costituito, non penso che esse debbano avere i medesimi diritti. Io credo nella piena eguaglianza dei diritti per i cittadini, purché non minaccino la sicurezza dello stato."
"(...) Le persone LGBT che sono cittadine d'israele non vanno in giro indossando cinture esplosive e non sono delle minacce alla sicurezza".
Evidentemente lui non riesce a sfuggire al ragionamento che ha rovinato tutto il Medio Oriente dalla conquista islamica in poi, secondo cui ogni persona è prima appartenente ad una comunità etnico-religiosa, e poi un cittadino - e se la sua comunità non trova grazia agli occhi del governo, tal persona solo per questo vale meno.
Dan Slyper, presidente della divisione gay dei laburisti, ha ricordato la sua esperienza di insegnante di educazione civica (materia bistrattata tanto in Israele quanto in Italia), dicendo che alla ricreazione sente gli alunni dire - in una frase ogni due - "frocio, checca", eccetera, e dice che la legalizzazione delle coppie gay, ad opera di una legge e non solo delle sentenze dei tribunali, cambierebbe tutto questo.
La proposta di legge è stata già presentata alla Knesset, secondo Dan Slyper non cambia lo status quo nei rapporti tra stato ed ebraismo, non aggrava il bilancio dello stato, il Likud ed altri partiti della maggioranza hanno promesso di sostenerlo, e quindi non dovrebbe tardare ad essere approvata definitivamente.
Dan Slyper ha aggiunto che il suo partito ha chiesto al Magen David Adom, l'aderente israeliana alla Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, e che gestisce anche le trasfusioni di sangue nel paese, di rimuovere il divieto per gli omosessuali di donare il sangue - aggiungendo che se la presidenza dell'associazione ed il Ministero della Salute non gli danno retta, è pronto a far ricorso all'Alta Corte di Giustizia.
Raffaele Ladu
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