A quest'articolo in cui esprimevo le mie perplessità sul viaggio in Israele proposto da Angelo Pezzana, una nostra socia ha voluto rispondere:
Ciao, Raffaele!e la ringrazio per l'equilibrata risposta.
Intanto, grazie per aver condiviso. La mia posizione, senza entrate nei dettagli è: più persone vanno in Israele, meglio è. Finché rimane uno spazio astratto, lontano, non ci può essere un coinvolgimento sincero. Anche se ti fanno parlare con persone che sono contrari alle tue idee, o ti fanno camminare sui territori, non è che significa automaticamente cancellare la propria posizione e contaminarsi. Anzi, verificare di persona non fa altro che rafforzare. Ed è sempre meglio che restare a casa. Per quanto riguarda le gite, sono stata a Ein Gedi e a Massada, le frontiere storiche sono qualcosa di astratto, in realtà sono pochi chilometri di distanza. In quelle zone molte strutture turistiche sono gestite dagli arabi e andando a spendere qualche soldo aiuti loro a vivere. Per il resto mi ricordo che Tmol-Shilshom era un locale gay ancora nei primi anni Novanta quando vivevo li, ma all'epoca non avevo soldi per entrarci!
Mi permetto di replicare però a questa sua frase:
le frontiere storiche sono qualcosa di astrattoLo so, la Linea Verde fu esplicitamente dichiarata come provvisoria negli armistizi del 1949, però esiste un'Iniziativa Araba di Pace, promulgata nel 2002, continuamente reiterata dalla Lega Araba, ed avallata pure dall'Organizzazione della Cooperazione Islamica per cui il ritiro di Israele all'interno della Linea Verde (che da allora in avanti diverrebbe confine definitivo), e la nascita di uno stato palestinese aldilà di essa porterebbero al riconoscimento di Israele, alla fine dello stato di guerra, ed alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele ed i paesi arabi ed islamici che ancora non lo riconoscono.
Mi pare che Israele non possa chiedere di più, salvo magari concordare delle rettifiche al futuro confine di stato; però nessuno ha risposto ufficialmente a quest'iniziativa, che pure è alla base di tutte le mosse della comunità internazionale. L'unico ad averne parlato è stato qualche anno fa il presidente Shim'on Peres, che ha ricordato ai suoi compatrioti che quest'iniziativa doveva essere presa in considerazione anziché ignorata.
Raffaele Ladu
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