lunedì 31 ottobre 2011

La reinvenzione di un passato

I giornali Haaretz (T"A) e Forward (NYC) spesso co-pubblicano degli articoli, ovvero Haaretz pubblica l'incipit, con un link all'articolo intero su Forward.

Di quest'articolo (questa è l'anteprima su Haaretz) sono particolarmente interessanti questi due paragrafi:

(quote)

Secondo Gershom Gorenberg, autore del libro di prossima pubblicazione "The Unmaking of Israel = Il disfacimento d'Israele", la pressione per la segregazione dei sessi negli spazi pubblici fa parte di una galoppante vigilanza religiosa nel mondo haredi, in parte causata dalla mancanza di una conoscenza tramandata di padre in figlio di come gli ebrei tradizionali nelle generazioni precedenti vivessero davvero la loro quotidianità. Molte di queste pratiche religiose e culturali sono andate perdute durante l'Olocausto, egli dice, ed in loro mancanza le comunità haredi in Israele ed altrove hanno adottato un approccio alla legge halachica, cioè ebraica, del tipo "inflessibile è meglio".

In realtà, dice Gorenberg, sono delle innovazioni. "Quello che ritengo notevole di questo è che sta accadendo in una comunità che si dichiara conservatrice e contraria alle innovazioni", dice.

(unquote)

Uno storico osserverebbe che non si tratterebbe certo del primo gruppo umano che cerca di riallacciarsi ad un passato glorioso ma, per ignoranza o consapevole manipolazione (Gorenberg propende, in questo caso, per la prima ipotesi), finisce con il reinventarlo.

Capita anche da noi, e purtroppo queste "reinvenzioni" del passato vanno sempre a danno dei sottogruppi più deboli - nel caso haredi sono le donne, altrove sono i rom e gli immigrati, quasi ovunque le persone LGBT.

Raffaele Ladu

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