mercoledì 28 dicembre 2011

Omofobia accademica in Israele







[1] Riferisce che un testo di psichiatria pubblicato in Israele nel 2010 con il titolo "Prachim nivcharim bepsichiatryah = Capitoli scelti in psichiatria" cita in un capitolo le idee di Charles Socarides, uno psicoanalista che fino alla morte sostenne che l'omosessualità era una malattia da cui si poteva guarire - e, quello che è peggio, quel capitolo sostiene che le idee di Socarides sono le più accettate oggi.

Per capire quale valore hanno le parole di Shmuel Tiano, ex-direttore dell'Ospedale Psichiatrico Geha di Petach Tiqwah, ed autore di quel capitolo, leggetevi [2]: una terapeuta inglese disse ad un paziente che si dichiarava un gay che voleva cambiare orientamento sessuale che la sua omosessualità era probabilmente frutto di abuso sessuale infantile, e da essa lo poteva guarire.

Peccato che il paziente fosse in realtà un giornalista (gay) con il registratore acceso in tasca che consegnò la registrazione all'ordine degli psicologi britannico, che sospese la terapeuta intimandole di frequentare dei corsi di aggiornamento su cui dovrà scrivere un rapportino dopo 6 mesi ed un altro dopo 12 prima di chiedere la riammissione all'ordine - senza questi rapporti, ella sarà definitivamente espulsa.

Potrei aggiungere che ho una laurea in Psicologia, e che l'Università di Padova non mi ha mai detto che è esistito uno psicoanalista chiamato Socarides, e tantomeno ha provato a farmi credere che l'omosessualità fosse una malattia; ho inoltre studiato Giurisprudenza (pur senza laurearmi) all'Università di Verona, e tra gli esami che ho sostenuto c'era Medicina Legale - anche lì, nessun accenno alla presunta patologia che sarebbe l'omosessualità.

Oltretutto, secondo Wikipedia, Socarides riteneva che la diffusione dell'AIDS fosse dovuta alla liberalizzazione dell'omosessualità nel costume prima ancora che nella legge - purtroppo per lui, tutte le organizzazioni LGBT e sanitarie del mondo sviluppato hanno buoni motivi per affermare il contrario: lo stigma e la criminalizzazione del comportamento omosessuale favoriscono la diffusione del virus HIV.

Esse infatti dissuadono la gente dal prendere precauzioni (in paesi come l'Egitto è pericoloso comprare un preservativo in farmacia se si è single - si verrebbe subito guardati con sospetto), dal fare il test (se risulta positivo, qualcuno potrebbe chiedersi come mai), dal farsi curare (come sopra, ed a maggior ragione), dal proteggere altre persone.

Inoltre, stigma ed omofobia dissuadono dal formare coppie stabili: chi teme di essere ricattato cerca per forza il sesso con sconosciuti, ed in condizioni in cui non lo si possa riconoscere - per cui il partner del momento potrebbe avere palesi segni di malattia venerea, ma in quella condizione non li può vedere e non può respingerlo od esigere adeguate precauzioni.

A peggiorare la situazione, in molti paesi si ricorre all'"agente provocatore": il bel manzo che incontri in chat oppure in un luogo di battuage potrebbe essere un poliziotto - ed allora cerchi sempre di usare alias, di nascondere la tua vita, di non farti riconoscere, e pensi più alla via di fuga che ai mezzi di protezione.

Quando entreranno in vigore le leggi antigay che stanno escogitando molti paesi africani, l'unico che ringrazierà sarà il virus. Socarides aveva un figlio gay, ma da lui non ha imparato nulla!

Ho inoltre controllato: Socarides, ad onta della fama che gli attribuisce la pagina Wikipedia a lui dedicata, non è mai stato tradotto in Italiano; Joseph Nicolosi, altro fautore delle terapie riparative, in America è completamente screditato, in Italia lo traducono solo la SugarCo e la San Paolo - due case editrici che non hanno alcuna responsabilità nel formare professionisti della salute mentale - in quanto le case editrici che producono testi per medici e psicologi perderebbero la loro reputazione se mettessero questi due autori in catalogo.

Poi, [3] dice che l'Associazione Psicologica Americana ha votato all'unanimità a sostegno dell'"eguaglianza nel matrimonio" (ovvero etero ed omo); [4] che la Società Psicologica Australiana ha recentemente aggiunto il suo unanime sostegno; in Italia, più modestamente, diversi ordini regionali degli psicologi hanno espresso la netta contrarietà alle "terapie riparative" - in [5] è riportato il comunicato dell'ordine del Lazio.

Nell'articolo [1] è scritto che è stata lanciata una petizione online, che il primo giorno ha raccolto 500 firme, per chiedere la modifica od il boicottaggio del libro israeliano; gli autori si sono difesi dicendo che il libro era un'antologia - ma nessuno mette in un'antologia del pensiero biologico gli scritti di Lysenko!

Nel riferire l'episodio, va detta una cosa: nella Dyonon, la libreria editrice dell'Università di Tel Aviv, che una volta ho visitato, non ho notato il testo criticato da Haaretz, ma ho potuto comprare a buon prezzo ottimi libri americani di medicina e psicologia - homophoby-free ed LGBT-safe!

Quindi, per quanto sia deplorevole la pubblicazione di un simile testo, ciò non significa che professori e studenti debbano usare quello per forza - si può tranquillamente ricorrere a testi più evoluti, provenienti (magari e purtroppo) dall'estero.

In ogni caso, se mi stavo chiedendo qualche tempo fa come mai persiste in Israele lo stigma contro le persone HIV+, derivazione di quello contro le persone LGBT, tanto grave da rendere politicamente improponibile finanziare terapie adeguate, quell'articolo dà la risposta: mentre in Italia, Inghilterra, USA, eccetera l'omofobia e le terapie riparative sono combattute dall'establishment psichiatrico ed accademico, in Israele sono incoraggiate, e non solo da rabbini di poco cervello.

Il terapeuta su sei che, secondo lo studio inglese [6], cerca di cambiare l'orientamento sessuale del paziente, lo fa contro quello che viene ora insegnato nelle università inglesi e la pratica dell'ordine a cui è iscritto; in Israele, invece?

Si può aggiungere una considerazione sul "pinkwashing", ovvero sul comportamento delle persone che cercano di canalizzare verso Israele il sostegno della comunità LGBT, e sui loro avversari.

Gli avversari osservano che i diritti LGBT non compensano le violazioni dei diritti umani dei palestinesi, da ambo le parti della Linea Verde, ma non ho mai visto nessuno di loro fare il passo successivo (perché nuocerebbe anche alla causa palestinese) - dire che le violazioni di codesti diritti sono figlie del nazionalismo esasperato, e questo tipo di nazionalismo nuoce anche alle persone LGBT (per approfondire: Sessualità e nazionalismo : mentalità borghese e rispettabilità / George L. Mosse. - 2^ Edizione. - Bari ; Roma : Laterza, 2011, che abbiamo in biblioteca); perciò, gatta ci cova: forse su Israele non la raccontano giusta.

Quasi tutti i paesi del mondo infatti hanno dei punti di forza e dei punti di debolezza sulle questioni LGBT; paragonato all'Italia, il punto di forza d'Israele è che la sua giurisprudenza tutela le coppie di fatto, e non distingue tra coppie etero e coppie arcobaleno; ma in altre cose sempre meglio documentate Israele ha dei punti molto deboli.

Un punto debole è che, mentre in tutte le librerie che frequento in Italia (per la precisione, nel Veneto ex clericale ed ora leghista - sempre poco LGBT-friendly) posso trovare buoni libri di argomento LGBT sugli scaffali, nella "bolla di Tel Aviv" neppure Steimatzky li tiene (Diyonon non fa testo perché è una libreria universitaria). 

Non si può tentare un "pinkwashing", e si fa miglior figura ammettendo le cose come stanno - anche per contare sull'aiuto del resto del mondo.

Raffaele Ladu

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