martedì 4 dicembre 2012

La polizia diventa il giudice

[1] http://972mag.com/for-asylum-seekers-in-israel-the-police-is-the-judiciary/61417/

Chi vuole degli israeliani che parlano dell'Israele di Netanyahu peggio di come io parlavo dell'Italia di Berlusconi (Monti ci sta succhiando il sangue, ma ci ha restituito la dignità, che è più preziosa) non ha che da leggere +972.

L'articolo [1], pubblicato il 3 Dicembre 2012, rivela ai lettori che una recente circolare del Ministero dell'Interno israeliano impone alla polizia di imprigionare a tempo indeterminato gli "infiltrati" (cioè gli immigranti irregolari o clandestini) sospettati di commettere crimini, anche se le prove sono insufficienti per un processo.

Chi sparla dei CIE italiani (impossibile: la realtà supera ogni descrizione) si metterà le mani nei capelli leggendo quest'articolo illustrato che descrive e mostra i loro equivalenti israeliani; e mentre nei CIE uno non ci può stare più di 18 mesi (grazie, UE!), in questi campi d'internamento nel deserto del Negev uno ci può stare tre anni se non è sospetto di crimini, per sempre se è sospettato.

L'articolo prende ad esempio un profugo eritreo: l'Eritrea è dominata da una delle peggiori dittature del mondo, e quando le autorità israeliane hanno dovuto riconoscere che quel profugo avrebbe rischiato la pelle se fosse stato rimandato in patria, gli hanno dato una carta di soggiorno a tempo indeterminato, ma non lo status di rifiugiato.

E quando questi ha litigato con un vicino, e la polizia lo ha convocato, essa, non trovando le prove per incriminarlo, ha pensato bene di obbedire alla circolare del Ministero dell'Interno e mandarlo a Saharonim - uno di quei campi d'internamento nel deserto.

L'autore dell'articolo nota innanzitutto che qui la polizia si sta arrogando il ruolo del giudice, cosa che nel migliore dei casi va contro il principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), nel peggiore stabilisce un pericoloso precedente che potrebbe essere usato non più soltanto contro gli immigrati irregolari o clandestini (per definizione, non ebrei, in quanto un ebreo può immigrare in Israele come e quando vuole, salvo casi estremi), ma anche contro altre minoranze  o persone scomode nel paese.

L'autore dell'articolo nota ironicamente che, se si applicasse quella circolare anche ai politici israeliani, pure il Ministro della Giustizia Yaakov Neeman (incriminato e poi assolto) ed Aryeh Deri (il mentore politico dell'attuale Ministro dell'Interno Eli Yishai, condannato e scarcerato al termine della pena) prenderebbero la tintarella nel deserto fino alla fine dei loro giorni.

Ma che ci si può aspettare da un governo con Eli Yishai, che fa apparire Roberto Maroni una dama di carità (vedi qui)?

Raffaele Ladu

lunedì 3 dicembre 2012

Divorzio gay in Israele

http://www.haaretz.com/news/national/court-grants-divorce-to-gay-couple-for-first-time-in-israeli-history.premium-1.481951

L'articolo di Haaretz comunica che qualche giorno fa il Tribunale Familiare di Ramat Gan (al confine orientale di Tel Aviv) ha concesso il divorzio ai professori Uzi Even ed Amit Kama, ed ha ordinato al Ministro dell'Interno di registrare i due signori come "divorziati".

Si tratta del primo divorzio di una coppia gay (sposata all'estero) in Israele, ed il precedente è estremamente significativo anche per le coppie etero; infatti in Israele non esiste il matrimonio civile, e chi non vuole sposarsi con rito religioso va all'estero e chiede la trascrizione del matrimonio al Ministero dell'Interno - questo stratagemma funziona anche per le coppie lesbiche e gay, perché la Corte Suprema ha ritenuto che sarebbe stato discriminatorio farlo funzionare solo per le coppie etero.

Ma il divorzio? I tribunali religiosi ovviamente si rifiutano di sciogliere matrimoni non religiosi, figuriamoci quelli arcobaleno; ma il tribunale ha ripreso la sentenza con cui la Corte Suprema aveva ordinato al Ministero dell'Interno di registrare cinque matrimoni arcobaleno contratti in Canada, osservando che sarebbe umanamente assurdo (e contrario al diritto israeliano) sposare una coppia per fare del loro matrimonio una prigione da cui non si può uscire - quindi occorreva concedere alla coppia il divorzio.

Le coppie etero sposate all'estero potranno approfittare della sentenza per ottenere il divorzio dai tribunali statali israeliani - è la prima tappa di un processo che potrebbe infine portare all'istituzione del matrimonio e del divorzio civile per tutti in Israele.

Chi ha detto che le conquiste del movimento LGBT nuocciono alle famiglie etero?

Raffaele Ladu

venerdì 30 novembre 2012

Una vittoria per la pace

Il 29 Novembre 1947 la risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’ONU approvò la spartizione della Palestina sotto mandato inglese in uno stato ebraico (che il 14 Maggio 1948 avrebbe proclamato l’indipendenza assumendo il nome di Medinat Yisrael = Stato d’Israele) ed uno stato arabo (che non è mai nato).

Il 29 Novembre 2012, 65 anni dopo, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato il cambiamento della Palestina da semplice “Osservatore” a “Stato Osservatore non membro” [il testo ancora non ufficiale della risoluzione, il commento del Segretario Ban Ki Moon], diventando quasi il “certificato di nascita” dello stato palestinese.

L’atteggiamento del movimento LGBT nei confronti di Israele e Palestina corrisponde a quello di gran parte dell’opinione pubblica mondiale: i palestinesi sono oppressi dagli israeliani, e gli israeliani debbono smetterla; l’argomentazione proposta da molte persone legate alla destra israeliana secondo cui la nascita di uno stato palestinese significherebbe regalare uno stato all’omofobia non né credito né senso.

Non ha credito perché, appunto, il movimento LGBT sostiene i palestinesi e la loro ambizione ad uno stato che debba esistere accanto allo stato d’Israele (evito accuratamente la locuzione “stato ebraico”, perché per buona parte degli israeliani “ebraico” è lo stato che privilegia gli ebrei e discrimina i non ebrei, non semplicemente uno stato in cui la maggior parte degli abitanti è ebrea e si vuol creare una versione ebraica della civiltà contemporanea); non ha senso perché non è mai accaduto che l’omofobia fosse un motivo per impedire ad uno stato di esistere – nemmeno l’Italia meriterebbe di esistere, usando questo metro di giudizio.

L’omofobia palestinese è un problema che dovrà essere affrontato (così come l’antisemitismo palestinese) – ma non si deve pensare che il perdurare dell’occupazione israeliana della Palestina renda alle persone LGBT del luogo la vita più facile, anzi: è stato notato che dal 2000 i servizi segreti israeliani ricattano i palestinesi gay per costringerli a fare le spie (vedi qui), per cui un palestinese gay, prima ancora di essere considerato un “pervertito”, viene sospettato di essere una spia israeliana.

Né lo stato d’Israele è particolarmente generoso verso le persone LGBT che non sono ebree: un ebreo può immigrare in Israele e diventare cittadino israeliano quando vuole, senza bisogno di documentare altro che il proprio essere ebreo; ma per chi non è ebreo stabilirsi in Israele è un colossale problema, tanto è vero che dal giorno della sua nascita Israele è il paese del mondo meno generoso nel concedere asilo politico.

Secondo quest'articolo (pubblicato su un giornale di destra), tra il Gennaio 2008 ed il Maggio 2011, Israele ha approvato solo 9 (diconsi “nove”) domande di asilo politico su diverse migliaia; la Clinica per i Diritti del Profugo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tel Aviv ha scritto un documento abbastanza feroce in proposito.

Il ministro dell’interno israeliano Eli Yishai ritiene la campagna contro gli “infiltrati” della stessa gravità di quella condotta da Netanyahu contro il nucleare bellico iraniano – questo minaccia l’esistenza fisica dello stato d’Israele, quelli la sua identità come stato ebraico. E la legislazione e la giurisprudenza israeliane sull’immigrazione sono più feroci di quelle italiane, ad onta del precedente governo Berlusconi.

Queste persone e questi comportamenti sono un prodotto dell’occupazione: le uniche persone disposte ad opprimere un popolo per 45 anni sono quelle pronte a dividere il mondo in “noi” e “loro”, “eletti” e “reietti”, ed a pretendere che le regole della civile convivenza siano pervertite a favore della loro causa.

La fine dell’occupazione non restituirà solo la dignità ai palestinesi, ma stabilizzerà inoltre la democrazia israeliana; se Israele ha dovuto incassare quella che è una sonora sconfitta, anche se soprattutto simbolica, è perché nessun paese al mondo ormai si fida più della volontà del governo israeliano di por fine all’occupazione.

E qualche giorno prima della risoluzione ONU ci sono state le primarie del Likud, il partito di Benyamin Netanyahu ed Avigdor Liberman, in cui hanno vinto a man bassa gli estremisti di destra, ed è stato candidato alla Knesset (il parlamento israeliano) Moshe Feiglin, un gaglioffo a cui la Gran Bretagna ha vietato di metter piede nel proprio paese per istigazione all’odio razziale - il giorno in cui la Gran Bretagna sottoscriverà gli accordi di Schengen, il bando si estenderà automaticamente a tutti i paesi membri!

Obama ha voluto dimostrare agli israeliani che il suo paese è sempre dalla loro parte, ma l’UE, oltre ad imporre alle imprese israeliane che si trovano nei territori occupati di marchiare la provenienza delle loro merci in modo da distinguerle da quelle prodotte aldiquà della Linea Verde, sta creando un elenco dei coloni particolarmente virulenti ai quali vietare l’ingresso nell’UE.

Abba Eban diceva che i palestinesi non perdevano occasione di perdere l’occasione; ora sarebbe costretto a dir questo dei suoi compatrioti, perché occasioni di chiudere il conflitto in condizioni migliori di oggi Israele ne ha avute tante, ed ora si trova costretto a ricominciare le trattative in condizioni di sempre maggiore isolamento.

È un bene che l’Italia abbia votato sì a questa risoluzione ONU; col precedente governo Berlusconi, che voleva compensare la compressione dei diritti civili delle minoranze con l’investitura da parte di un sempre più screditato governo israeliano, probabilmente ci saremmo limitati all’astensione, come la Germania, che ha comprensibilmente sempre paura di far la figura dell’antisemita.

Raffaele Ladu

sabato 2 giugno 2012

Eyes Wide Open

L'amore omosessuale c'è ovunque...anche dove non vi immaginereste.
MILK Open House vi consiglia la visione del film:

Eyes Wide Open 

Nel mese di giugno Arcigay Pianeta Urano Verona vi propone, al Milk Center (via Nichesola 9), una rassegna speciale dedicata al tema dell'omosessualità nel mondo ebraico, fra storie d'amore tormentate vissute in ambienti ultraortodossi, e pertanto ostili, ed esempi illustri di uomini di cultura che con la propria doppia appartenenza alla comunità lgbt e alla religione ebraica hanno saputo convivere. Inizieremo venerdì 15 giugno 2012 a partire dalle ore 21.30 con Eyes Wide Open, opera prima del regista israeliano Haim Tabakman e presentato al Festival di Cannes nel 2009: l'irruzione di una travolgente passione omosessuale nella vita di Aaron, sposato con quattro figli e profondamente credente, e le conseguenze disastrose in termini di sensi di colpa e nei rapporti con la società.

 Info: daniele@arcigayverona.org; 346.9790553; Facebook, pagina Pianeta Urano Cinema e Cultura

sabato 19 maggio 2012

Tel Aviv dipinge le strade di rainbow



Il Comune di Tel Aviv ha fatto dipingere alcuni attraversamenti pedonali nei colori della bandiera arcobaleno (bandiera internazionale della comunità LGBTQ), come contributo della preparazione della parata 2012 dell'orgoglio lgbtq.Siamo orgogliosi di vivere in una società aperta! rispondono gli organizzatori del Tel Aviv Pride 2012. Per altri invece è la solita operazione di "pinkwashing"...in questo caso "Rainbowashing".

sabato 5 maggio 2012

Cosa proibisce davvero Levitico 18:22


[1] http://www.myjewishlearning.com/texts/Bible/Weekly_Torah_Portion/aharemot_kolel5760.shtml

Oggi gli ebrei di tutto il mondo leggono in sinagoga il brano di Levitico 18:22 che dice:

[HEB]  וְאֶת-זָכָר--לֹא תִשְׁכַּב, מִשְׁכְּבֵי אִשָּׁה:  תּוֹעֵבָה, הִוא.

[ITA] Ed il maschio non farai giacere i giacigli di una donna - è un abominio.

Questo brano biblico è uno dei pochi che, a leggerlo letteralmente, sembra condannare l'omosessualità (maschile: quella femminile non è altrettanto esplicitamente vietata dalla Bibbia), ma l'articolo [1] si permette di contestare questa lettura.

Rav Neal J. Loevinger, l'autore di [1] comincia con l'osservare che il compito dell'etica (ebraica e non solo) è impedire alle persone di approfittarsi le une delle altre - ed in una relazione amorosa nata dal mutuo consenso e dall'amore non si presume certo che uno dei due sfrutti l'altro.

Inoltre, il brano biblico è situato in un capitolo che vieta molte pratiche in quanto praticate da persone di etnia e religione non ebraica - cosa che l'esegesi rabbinica non mancherà di rimarcare sostenendo (erroneamente) che l'omosessualità sarebbe cosa non ebraica, e pertanto il praticarla sarebbe condannato non solo in virtù di questo brano biblico (ed altri di altrettanto problematica interpretazione), ma anche in virtù del generale divieto di imitare il comportamento dei non ebrei.

Ad essere inoltre più precisi, le religioni cananee, in mezzo alle quali doveva affermarsi la religione ebraica, prevedevano la prostituzione sacra; la parola תּוֹעֵבָה (to3evah) che io ho tradotto con "abominio" indica letteralmente un comportamento tipico di una religione non ebraica, e per questo vietato agli ebrei.

Ci sono pertanto ottime ragioni per pensare che Levitico 18:22 non vietasse ogni rapporto sessuale tra uomini, ma la pratica della prostituzione sacra che si svolgeva nei templi cananei.

Un autore citato da rav Loevinger, Avi Rose, pensa che il versetto proibisca i rapporti tra adulti e fanciulli (quella che, nel contesto culturale greco, si sarebbe chiamata "pederastia", e qualche volta noi classifichiamo come "pedofilia"), in quanto caratterizzati da forte disparità di potere, e perlomeno dal dubbio che il fanciullo abbia dato un consenso viziato.

Rav Loevinger pensa che il versetto non proibisca relazioni omosessuali impegnate, paritarie e basate sull'amore - anche perché erano inconcepibili nell'ambiente biblico, e non avrebbe avuto più senso proibire quelle del vietare di passare col rosso quando ancora non esistevano i semafori.

Rav Loevinger ritiene estremamente problematico il sesso casuale (non arriva a dire "biblicamente vietato", ma poco ci manca) - ma fa notare che questo è un problema sia per lesbiche e gay, che per gli etero. Il sesso dovrebbe svolgersi solo all'interno di una relazione amorosa impegnata.

Raffaele Ladu

venerdì 20 aprile 2012

Gli ebrei conservatori israeliani ordineranno rabbini gay


Un matrimonio gay officiato
da un rabbino conservatore in America
(gli sposi sono sotto il baldacchino, o "chuppah")
L'ebraismo si divide in varie correnti, e quella che cerca di mediare tra tradizione e modernità si chiama "conservatrice" ("Masorti = tradizionale" in ebraico); se i riformati hanno da tempo ordinato rabbine donne e rabbin* LGBT, i conservatori stanno muovendo ora i primi passi in questa direzione.

[1] riferisce che il Senato accademico del Seminario Rabbinico Schechter di Gerusalemme, affiliato al glorioso Jewish Theological Seminary di New York City, ha deciso ieri di ammettere ai corsi, a partire dal prossimo anno accademico, alliev* lesbiche e gay. Il voto è stato di 18 favorevoli ed un astenuto.

Leggendo l'articolo [1] potete conoscere la travagliata evoluzione che hanno attraversato gli ebrei conservatori in proposito; vi riassumo solo che nel 2006 si era arrivati a due responsa giuridici incompatibili: uno pro l'ammissione di lesbiche e gay al rabbinato, ed uno contro.

I due seminari rabbinici conservatori americani (JTSA e Ziegler) avevano fatto propria la posizione favorevole, quello israeliano (lo Schechter - quello che ora ha cambiato idea) e quello argentino (Seminario Rabìnico Latinoamericano Marshall T. Meyer) quella contraria.

Ma oggi la situazione è cambiata; il Seminario Schechter ha voluto comunque precisare che non ha mai voluto indagare sull'orientamento sessuale dei propri studenti - e ritiene perciò (io sono meno ottimista) che nessuno abbia subìto torto a causa del proprio orientamento sessuale.

Raffaele Ladu


venerdì 30 marzo 2012

Risposta alle mie perplessità

A quest'articolo in cui esprimevo le mie perplessità sul viaggio in Israele proposto da Angelo Pezzana, una nostra socia ha voluto rispondere:
Ciao, Raffaele!
Intanto, grazie per aver condiviso. La mia posizione, senza entrate nei dettagli è: più persone vanno in Israele, meglio è. Finché rimane uno spazio astratto, lontano, non ci può essere un coinvolgimento sincero. Anche se ti fanno parlare con persone che sono contrari alle tue idee, o ti fanno camminare sui territori, non è che significa automaticamente cancellare la propria posizione e contaminarsi. Anzi, verificare di persona non fa altro che rafforzare. Ed è sempre meglio che restare a casa. Per quanto riguarda le gite, sono stata a Ein Gedi e a Massada, le frontiere storiche sono qualcosa di astratto, in realtà sono pochi chilometri di distanza. In quelle zone molte strutture turistiche sono gestite dagli arabi e andando a spendere qualche soldo aiuti loro a vivere. Per il resto mi ricordo che Tmol-Shilshom era un locale gay ancora nei primi anni Novanta quando vivevo li, ma all'epoca non avevo soldi per entrarci!
e la ringrazio per l'equilibrata risposta.

Mi permetto di replicare però a questa sua frase:
le frontiere storiche sono qualcosa di astratto
Lo so, la Linea Verde fu esplicitamente dichiarata come provvisoria negli armistizi del 1949, però esiste un'Iniziativa Araba di Pace, promulgata nel 2002, continuamente reiterata dalla Lega Araba, ed avallata pure dall'Organizzazione della Cooperazione Islamica per cui il ritiro di Israele all'interno della Linea Verde (che da allora in avanti diverrebbe confine definitivo), e la nascita di uno stato palestinese aldilà di essa porterebbero al riconoscimento di Israele, alla fine dello stato di guerra, ed alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele ed i paesi arabi ed islamici che ancora non lo riconoscono.

Mi pare che Israele non possa chiedere di più, salvo magari concordare delle rettifiche al futuro confine di stato; però nessuno ha risposto ufficialmente a quest'iniziativa, che pure è alla base di tutte le mosse della comunità internazionale. L'unico ad averne parlato è stato qualche anno fa il presidente Shim'on Peres, che ha ricordato ai suoi compatrioti che quest'iniziativa doveva essere presa in considerazione anziché ignorata.

Raffaele Ladu

giovedì 29 marzo 2012

A proposito del viaggio in Israele

Il nostro blog fa pubblicità al viaggio in Israele proposto da Angelo Pezzana. Ottima iniziativa, ma suscita in me alcune perplessità.


In verde i territori occupati nel 1967
 La principale è data dal fatto che l'itinerario comprende territori aldilà della Linea Verde, quella che ha fatto da confine tra Israele, Giordania e Siria tra il 1949 ed il 1967. Sono territori la cui occupazione continua ad essere deplorata dalla comunità internazionale, e che dovranno essere restituiti a Siria e Palestina (salvo alcune rettifiche di confine concordate tra le parti, ovviamente) se Israele vorrà fare la pace con il paese che esiste già e con il paese che deve nascere.

Viaggiare in codesti territori come se facessero parte dell'"Israele proprio", cioè del territorio internazionalmente riconosciuto ad Israele, non è cosa innocua - equivale ad affermare che Israele ha un diritto a quei territori che la comunità internazionale gli nega. Vuol dire in un certo senso rendersi complici dell'occupazione e delle sue conseguenze, e chi ha organizzato il viaggio lo sa benissimo.

E visitare insediamenti aldilà della Linea Verde, e spendervi del denaro, significa incoraggiare moralmente, politicamente e finanziariamente le persone che nel corso degli anni (ormai sono mezzo milione ed oltre) sono andate a violare la 4^ Convenzione di Ginevra, Articolo 49, Paragrafo 6 ed il 1° Protocollo Aggiuntivo, Articolo 85, Comma 4, Lettera a.

Tutto questo è avvenuto non per iniziativa individuale, ma con il sostegno finanziario, la costruzione di infrastrutture e la protezione militare del governo israeliano, cose che integrano la violazione di codeste norme del diritto internazionale umanitario.

Ein Gedi è appena aldilà della Linea Verde, e se da lì si vuole andare a Masada ed a Sodoma (località entrambe al di qua della Linea Verde) il modo più semplice e rapido è costeggiare il Mar Morto, anche nella parte aldilà della Linea Verde.

E le alture del Golan che si prevede di visitare sono territorio conquistato da Israele nel 1967; Kiryat Shmona invece appartiene ad Israele dal 1949.

Della "Foresta LGBT" non sono riuscito a trovare l'ubicazione, ma mi pare improbabile che sia nel Golan, se davvero è nel territorio di Kiryat Shmona; in compenso posso farvi ammirare questa fotografia:

Ya'ar ha-Gaawah = La foresta dell'Orgoglio [gay]
Cartello superiore: "Unione degli omosessuali, delle lesbiche, de* bisessuali e de* trans d'Israele".

Cartello centrale: "Ya'ar ha-Gaawah = Foresta dell'Orgoglio [gay]".

Cartello inferiore: "Piantata per mano delle amiche e degli amici della comunità per promuovere l'eguaglianza, la libertà ed i diritti della comunità LGTB [sic] d'Israele. Tu biShvat 5764 - 7 Febbraio 2004".

[Tu biShvat, ovvero 15 del mese di Shevat, è la festa ebraica del "Capodanno degli alberi", in cui per tradizione si piantano molti alberi in Israele]

Altra perplessità è data da un'assenza e da una presenza tra le persone che si prevede di incontrare. 

Nitzan Horowitz
L'assenza è quella di Nitzan Horowitz (Wikipediasito Knesset, sito personale), l'unico deputato israeliano dichiaratamente gay; e mi chiedo se la sua assenza non sia motivata dal fatto che lui è del Meretz (ebraico, inglese), ovvero il più a sinistra dei partiti sionisti, membro a pieno titolo dell'Internazionale Socialista (come potete leggere qui, i Laburisti israeliani sono stati invece degradati ad "osservatori" per morosità!).

La presenza che non mi piace granché è quella di un giornalista di Israel Hayom ("Israele oggi"), che è sì il quotidiano più diffuso in Israele, ma perché è distribuito gratuitamente - non deve dimostrare ai suoi lettori che vale tutte le agorot [centesimi] che spendono per comprarlo!


Sheldon Adelson
Ciononostante, offre un giornalismo di qualità, anche se fortemente orientato a destra - e chi paga? Sheldon Adelson, l'ottavo uomo più ricco degli USA secondo Forbes, ed abbastanza agli antipodi di George Soros (Wikipedia, sito personale).

Adelson in Israele sostiene Benyamin Netanyahu (tanto che quest'articolo lo definisce "l'americano dietro la destra israeliana", e descrive la sua influenza politica nel paese, esercitata attraverso i media, in termini che riecheggiano Berlusconi) e, quello che è peggio, Newt Ginrich (Wikipedia, sito ufficiale) in America.

Newt Ginrich
Ginrich si è fatto dis-onore proclamando che "i palestinesi sono un popolo inventato", ed Adelson (secondo Wikipedia) ha approvato; entrambi hanno a quanto pare scordato che un popolo è un gruppo sociale, ed i gruppi sociali sono socialmente costruiti.

Ergo, a rigore tutti i popoli sono inventati (compresi quelli a cui mi vanto di appartenere, ovviamente), e la nozione di "popolo" è performativa come quella di "genere": ci comportiamo come se i popoli esistessero realmente, ne parliamo come se ne avessimo esperienza diretta, e così diamo loro vita.

Senza contare che con quella frase Ginrich avrà fatto un piacere al suo amico e sostenitore Adelson, ma ha buttato nel cesso vent'anni di politica estera americana bipartisan.

Non solo: Ginrich è sempre nel mirino della gloriosa rivista LGBT americana The Advocate per le sue posizioni antigay; quest'articolo cita alcune dichiarazioni e ne riassume altre, da cui appare che:
  • per Ginrich il matrimonio deve essere solo tra uomo e donna;
  • lui vuole modificare la Costituzione federale USA per vietare in tutti gli stati il matrimonio arcobaleno (il DOMA, che impedisce al governo federale di riconoscere i matrimoni arcobaleno legittimamente contratti nei singoli stati, a quanto pare non gli basta);
  • vuole reintrodurre il DADT (Don't Ask, Don't Tell), ovvero il divieto per i militari americani di palesare il loro orientamento omosessuale (e l'osservazione che nelle forze armate non si deve mettere in piazza il proprio orientamento sessuale è un insulto all'intelligenza dei lettori - perché tutti voi sapete che in realtà lui sta dicendo che l'unico orientamento sessuale degno di essere pubblicizzato è quello etero);
  • è convinto che l'omosessualità sia in parte una scelta che deve essere scoraggiata (e qui forse ha giocato il fatto che "homosexuality" in inglese significa anche "comportamento omosessuale", non solo "orientamento"), il che dimostra che per lui etero e gay sono diseguali per definizione;
  • vuole anche perseguire i gruppi gay che, a suo dire, molestano quelli antigay (per esempio, chiedendo insistentemente chi paga i conti della National Organization for Marriage, osservo io).
Non è per niente che Ginrich è stato "glitterato" (l'equivalente contemporaneo delle torte in faccia) da un attivista gay il 17 Maggio 2011 - era ad un incontro del Minnesota Family Council, che vuole una modifica costituzionale che vieti l'eguaglianza nel matrimonio in quello stato.

Al che uno si fa una domanda: ma gliene importa veramente a Sheldon Adelson (ed al suo giornale Israel Hayom, chiamato in Israele "Bibiton = Bibi [Netanyahu] + 'iton [quotidiano]") dei diritti dei gay?

A giudicare dalla persona che finanzia, e continua a finanziare anche se le sue probabilità di arrivare alla nomination sono minuscole, e ci sono candidati repubblicani meno palesemente omofobi (come Mitt Romney [Wikipedia, sito ufficiale], che anche per questo è il beniamino di The Economist), direi proprio di no!

Il secondo giornale invitato a parlare del viaggio è Ma'ariv ("La sera"); giornale rispettabile, venduto nelle edicole, in grave crisi, meno a destra di Israel Hayom; Adelson tentò di acquistarlo nel 2007, e proprio perché non ci riuscì decise di fondare appunto "Bibiton".

Gli altri giornali israeliani, come The Jerusalem Post (destra), Yedioth Ahronot ("Ultime notizie" - centro), Haaretz ("Il paese" - sinistra - il mio preferito) sono assenti - per non parlare ovviamente di +972, un blog in inglese [+972 è il prefisso telefonico internazionale d'Israele] che sembra l'equivalente de "Il Manifesto".

L'itinerario prescelto ed i giornalisti invitati fanno pensare che si darà un'interpretazione destrorsa dell'esperienza israeliana (in genere, non solo di quella LGBT) - e si chiederà ai partecipanti al viaggio di fare cose che equivalgono a sostenere la destra israeliana e le sue scelte politiche.

Raffaele Ladu

martedì 27 marzo 2012

VIAGGIO IN ISRAELE 2 3 / 3 0 A g o s t o 2 0 1 2


VIAGGIO IN ISRAELE
2 3 / 3 0 A g o s t o 2 0 1 2


Il 2° viaggio organizzato da Angelo Pezzana alla scoperta di Israele e della sua comunità lgbt.

Lo scopo di questo viaggio è far conoscere Israele ai gay e alle lesbiche italiane, impegnati nel movimento e non.

La conoscenza della realtà gay e lesbica israeliana potrà essere l’occasione per un approccio fuori dagli schemi verso un paese molto noto ma poco conosciuto.

sabato 24 marzo 2012

I misteri della Grande Moschea di Parigi


Locandina in inglese
Dopo l'attentato a Tolosa che è costato la vita a sette persone, e che ha evidenziato la frattura tra ebrei francesi e mussulmani francesi, Haaretz ha pubblicato l'articolo [1], in cui si parla del film Les Hommes libres, uscito lo scorso autunno e dedicato ad un famoso cantante ebreo algerino della metà del '900, Salim Halali.

Nato nel 1920 e morto in solitudine nel 2005 dopo aver goduto di grande celebrità dopo la Seconda Guerra Mondiale (fu il primo cantante del Medio Oriente/Nord Africa a sfondare in Europa fondendo ritmi orientali ed occidentali), lui potrebbe essere stato uno dei beneficiari di un fatto di cui poco si parla perché pochissimi lo hanno riferito e non sopravvivono documenti: la Grande Moschea di Parigi, retta allora dall'imam Si Kaddour Benghabrit, avrebbe nascosto nelle sue cantine e nelle sue parti "haram = vietate" ai non mussulmani degli ebrei per salvarli dai nazisti - ed in altre occasioni, interpellata dai nazisti, dichiarò mussulmane persone che invece erano ebree.

Il patio della Grande Moschea di Parigi
Gli storici sono divisi se considerare questo un fatto od una leggenda, ed anche ammettendo che fosse accaduto, le opinioni sul numero di ebrei salvati nella Grande Moschea sono molto disparate: chi ha detto che erano stati salvati 1.732 partigiani, in gran parte ebrei, e chi ha ridotto il numero dei probabili salvati a poche centinaia o decine.

Salim Halali sarebbe stato uno di questi: perseguitato dai nazisti, chiese aiuto all'imam Benghabrit, algerino anche lui, che sulle prime si limitò a fornirgli dei documenti falsi che lo facevano passare per mussulmano; poi, visto che i nazisti non si lasciavano convincere, fece incidere il nome del padre di Halali su una pietra tombale ancora liscia che si trovava nel cimitero islamico di Parigi.

Quando i nazisti portarono Salim Halali lì per fucilarlo, lui riuscì a trovare quella lapide ed a convincere così i nazisti che anche lui era mussulmano (l'islam si trasmette per via paterna, al contrario dell'ebraismo [ortodosso], che si trasmette per via materna) - ed a scamparla bella.

Salim Halali sarebbe un personaggio molto interessante per il nostro centro: la sua musica era fusion ante litteram, in quanto mescolava stili di provenienza marocchina, araba, maghrebina, berbera, francese, spagnola ed ebraica - nulla di strano per un ebreo del Maghreb, appartenente ad una diaspora che risaliva alla distruzione del Secondo Tempio, e che aveva visto il susseguirsi di numerose civiltà con i loro influssi culturali.

Oltretutto, lui era anche gay; Ofer Aderet, l'autore dell'articolo, si stupisce che fosse "circondato da donne", ma i lettori di questo blog sanno che nemmeno questo è strano, perché ogni gay ha le sue frociarole; su YouTube, dove potete ascoltare questa ed altre sue canzoni, è scritto che Halali fondò a Casablanca un incredibile night-club composto da sei sale decorate in oro zecchino con autentici mobili Luigi XV - doveva essere un capolavoro di stile camp, perfettamente in linea con lo stereotipo che vuole i gay estremamente attenti all'estetica, e con la presunta gaiezza di persone come Botticelli, Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Questo però da spessore al personaggio, in quanto mostra che non solo egli era vittima di discriminazione multipla, ma doveva gestire un fascio di identità minoritarie; l'antisionismo (che questo blog non incoraggia, perché ci sono diversi tipi di sionismo, chi più chi meno pregevole) era una di esse, e gli fece provare la sgradevole esperienza di dover interrompere un concerto a Gerusalemme, perché dopo che egli ebbe detto in arabo: "Evviva la nazione araba!" gli spettatori gli tirarono addosso di tutto.

Come però mostra la copertina citata, ora Salim Halali è amatissimo dagli ebrei ed in Israele, e lo è anche nel mondo arabo - molti musicisti suonano le sue canzoni alle feste ed ai matrimoni, perché il suo stile riesce ad ammaliare chiunque, tradizionalista o modernista.

Si Kaddour Benghabrit (l'ultimo a destra) all'Eliseo
Il film sembra uscito al momento giusto, per ricordare al pubblico francese che non sempre gli arabi si sono comportati da nemici degli ebrei, e che sarebbe il caso di ispirarsi a quei tempi per ritrovare uno spirito di fraternità - anche se qualche storico avverte che, come non sono mancati né i cattolici eroici salvatori, né i cattolici biechi sgherri, così anche il comportamento degli arabi e dei mussulmani nei paesi occupati dai nazisti è stato assai variegato: se forse Benghabrit merita di essere chiamato un "Giusto delle Nazioni", altri arabi e mussulmani hanno invece servito i nazisti.

[2] è la recensione che Le Figaro ha dedicato al film - con più entusiasmo e meno dubbi storiografici di Haaretz.

Raffaele Ladu

martedì 13 marzo 2012

Un gruppo ebraico dedito all'odio


[1] http://www.advocate.com/Politics/The_Haters_Watch_Out_for_These_11_Groups/

La famosa rivista LGBT americana The Advocate ha pubblicato l'articolo [1], che elenca le ultime 11 new entries nella lista dei gruppi dediti all'odio di determinate categorie di persone (caratterizzate da razza, religione, etnia e, appunto, orientamento sessuale) tenuta dal Southern Poverty Law Center, un'associazione che combatte i crimini d'odio e ne assiste legalmente le vittime.

Leggere le 12 pagine dell'articolo è a volte divertente, a volte sconfortante; il primo dei gruppi citati è il più attinente all'argomento di questo blog (ebraismo ed Israele), e si chiama Jewish Political Action Committee = Comitato di Azione Politica ebraica, con sede a Brooklyn, New York City.

Come vedete dalla foto a sinistra (riprodotta da Advocate), questo gruppo reitera la tradizionale posizione ebraica (ed in modo molto più acritico della maggior parte degli ebrei ortodossi) secondo cui l'omosessualità maschile è peggiore dell'omicidio.

Ma la cosa più divertente è che l'articolo riferisce che ad una manifestazione costoro avevano mostrato un paio di giganteschi canini per ammonire i passanti che il matrimonio gay (ora legale a New York) avrebbe portato al matrimonio tra uomo e cane.

Un fautore del matrimonio gay ebbe la "chutzpah = faccia tosta" di rispondere che quest'affermazione era un'offesa al suo cane maltese :-)

Raffaele Ladu

martedì 6 marzo 2012

Sempre più partiti israeliani hanno la divisione LGBT

Dibattito al Bar Evita

L'articolo riferisce di un dibattito che si è svolto questa settimana al bar Evita di Tel Aviv-Yafo (mappa, Facebook) tra rappresentanti del Likud e del Partito laburista, volto a presentare le divisioni LGBT di codesti partiti.

Un tempo soltanto i partiti di sinistra Meretz e Hadash avevano una divisione LGBT, poi si è aggiunto il partito di centro Kadima, ed infine stanno nascendo le divisioni LGBT anche dei già citati Likud e Laburisti; il risultato è che ora quasi tutti i partiti politici israeliani non religiosi e che si rivolgono soprattutto all'elettorato ebraico hanno la divisione LGBT - ad essi si aggiunge Hadash, che vuole uno stato in cui non abbia importanza essere ebreo od arabo, e si sottrae Yisrael Beiteinu, il partito del multivituperato ministro degli esteri Avigdor Lieberman.

Coloro che hanno partecipato al dibattito hanno detto una cosa molto giusta, ovvero che uno non deve scegliere tra votare a destra perché queste sono le sue idee politiche e sociali, e votare a sinistra perché solo i partiti di sinistra si sono presi cura delle persone con il suo orientamento sessuale.

Ranana Leviani, studentessa in un dottorato di filosofia, del Likud, ha detto inoltre che è un vero peccato che in Israele solo il deputato Nitzan Horowitz (sito personale, sito della Knesset) del Meretz abbia fatto il coming-out, perché ci sono migliaia di persone velate, gay e lesbiche, in posizione di potere in Israele, tra cui alcuni ministri (e l'attuale governo è di destra) - secondo loro, l'adesione di molte persone a queste divisioni LGBT nei partiti non di sinistra faciliterebbe loro le cose.

Ciò non vuol dire che le divisioni tra destra e sinistra scompariranno - che continueranno ad esserci lo ha confermato Evan Cohen, lettore di linguistica all'Università di Tel Aviv, e presidente di "Orgoglio (gay) nel Likud"; quando gli è stato rinfacciato che il suo partito opprime le minoranze, così ha risposto (traduco testualmente):
"L'uso di certe parole implica tutti i tipi di presupposti di base erronei. Dovete distinguere tra quelli che vengono chiamati diritti civili, l'eguaglianza ed i diritti nazionali; sono cose completamente diverse. Se ci sono delle comunità che sono una minaccia per la sicurezza o l'ordine costituito, non penso che esse debbano avere i medesimi diritti. Io credo nella piena eguaglianza dei diritti per i cittadini, purché non minaccino la sicurezza dello stato."
"(...) Le persone LGBT che sono cittadine d'israele non vanno in giro indossando cinture esplosive e non sono delle minacce alla sicurezza".
Evidentemente lui non riesce a sfuggire al ragionamento che ha rovinato tutto il Medio Oriente dalla conquista islamica in poi, secondo cui ogni persona è prima appartenente ad una comunità etnico-religiosa, e poi un cittadino - e se la sua comunità non trova grazia agli occhi del governo, tal persona solo per questo vale meno.

Dan Slyper, presidente della divisione gay dei laburisti, ha ricordato la sua esperienza di insegnante di educazione civica (materia bistrattata tanto in Israele quanto in Italia), dicendo che alla ricreazione sente gli alunni dire - in una frase ogni due - "frocio, checca", eccetera, e dice che la legalizzazione delle coppie gay, ad opera di una legge e non solo delle sentenze dei tribunali, cambierebbe tutto questo.

La proposta di legge è stata già presentata alla Knesset, secondo Dan Slyper non cambia lo status quo nei rapporti tra stato ed ebraismo, non aggrava il bilancio dello stato, il Likud ed altri partiti della maggioranza hanno promesso di sostenerlo, e quindi non dovrebbe tardare ad essere approvata definitivamente.

Dan Slyper ha aggiunto che il suo partito ha chiesto al Magen David Adom, l'aderente israeliana alla Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, e che gestisce anche le trasfusioni di sangue nel paese, di rimuovere il divieto per gli omosessuali di donare il sangue - aggiungendo che se la presidenza dell'associazione ed il Ministero della Salute non gli danno retta, è pronto a far ricorso all'Alta Corte di Giustizia.

 Raffaele Ladu

lunedì 5 marzo 2012

Precedente mondiale stabilito in Israele


[inglese] http://www.haaretz.com/news/national/israeli-court-recognizes-lesbian-couple-as-biological-mothers-of-child-1.416637

[ebraico] http://www.haaretz.co.il/news/education/1.1656739

Traduco (dall’inglese) perché merita:

(quote)

Un tribunale israeliano riconosce una coppia lesbica come madri biologiche di un bimbo

In una sentenza che crea un precedente, il Tribunale della Famiglia di Ramat Gan critica la pretesa del Ministero dell'Interno che la donatrice dell'ovulo del bimbo faccia domanda di adozione

Il Tribunale della Famiglia di Ramat Gan ha stabilito un precedente decidendo di riconoscere ambo le donne di una coppia lesbica come le madri di un bimbo.

Sei anni fa la coppia lesbica subì un intervento medico con il permesso del Ministero della Salute, in cui l’ovulo di una donna fu fecondato con lo sperma di un donatore anonimo ed impiantato nell’utero della sua partner.

Nel 2007 nacque il loro figlio, ma il Ministero dell’Interno registrò solo colei che lo aveva partorito come madre. Il ministero rifiutò di riconoscere i diritti genitoriali della donna che aveva donato l’ovulo e pretese che ella facesse domanda di adozione. La coppia respinse la pretesa del Ministero dell’Interno, ed invece presentò appello al tribunale chiedendo di riconoscere la donatrice come la seconda madre del bimbo.

Lo stato sostenne che non sarebbe stato possibile riconoscere automaticamente ambo le donne come madri, e sottolineò che prima di approvare la procedura di fertilizzazione era stato chiarito alle appellanti che la donatrice dell’ovulo non sarebbe stata riconosciuta come la madre del bimbo.

Il giudice (donna) Alyssa Miller ha criticato la pretesa dello stato che la donatrice dell’ovulo, “T”, adottasse il bimbo. “Nel caso davanti a noi, T ed il bimbo sono parenti di sangue. Il bimbo è carne e sangue di T”, ha scritto il giudice nel suo verdetto che stabilisce un precedente, “Pertanto non è chiaro come T possa adottarlo, una possibilità che contraddice il senso comune e la sana logica”.

Dopo il verdetto, l’avvocato della coppia ha detto: “Questo è un grande successo. Non è solo un precedente a livello nazionale, ma a livello mondiale”.

Ilan Lior

(unquote)

Nella versione ebraica dell’articolo (l’ho letta con l’aiuto di Google Translate) si riportano il nome dell’avvocato, Na’amah Tzoref Halevy (una donna), e più estesamente la sua dichiarazione:

“E’ un grande successo. Non si ha solo un precedente a livello nazionale, ma anche a livello mondiale; c’è un riconoscimento giuridico di entrambe le madri, che sono sullo stesso piano, senza bisogno di adozione.” Ha detto inoltre che le madri erano molto eccitate dalla sentenza: “Hanno accolto il verdetto con sorpresa. Erano pronte ad una lunga battaglia, e sono state felici che il giudice Alyssa Miller avesse spianato per loro una via molto semplice e facile. Erano molto eccitate dall’umanità e dal coraggio del tribunale ed orgogliose del sistema legale israeliano che riempie le lacune che il legislatore lascia difficili da colmare”.

Lì si trova inoltre una dichiarazione di Nitzan Horowitz, l’unico deputato israeliano dichiaratamente gay, che commenta che “Sì, a passo a passo si sta arrivando verso una regolamentazione dei diritti della comunità gay, ma i passi sono troppo piccoli”, ed aggiunge: “Per fortuna la sana logica della corte non lascia vie di fuga atomiche al Ministero degli Interni del ministro Yishai”, e conclude: “Va ricordato come un trionfo felice ma unico”.

Raffaele Ladu

lunedì 27 febbraio 2012

Ferrovie acerbe

* Aggiornamento del 01 MAR 2012 *

[3] http://www.globes.co.il/serveen/globes/docview.asp?did=1000729129&fid=4111

Il quotidiano economico-finanziario Globes (ebraico, inglese) ride dei progetti ferroviari di Netanyahu. Sarebbero in effetti maturi, osservo io, se le ferrovie israeliane potessero collegarsi a quelle dei paesi vicini.

Raffaele Ladu

* Aggiornamento del 29 FEB 2012 *


L'articolo avverte che il governo israeliano intende elettrificare le ferrovie del paese - il servizio è attualmente paragonabile a quello della linea Venezia-Verona, ma l'elettrificazione migliorerebbe decisamente le prestazioni, ed aumenterebbe la silenziosità.

Ciò non è esente da problemi, e la città di Haifa teme che le linee elettriche aeree, imponendo una zona di rispetto attorno a loro, finiscano con l'aggravare la divisione della città in due a causa della ferrovia.

Raffaele Ladu

* Articolo originale *

[1] http://www.haaretz.com/print-edition/news/israel-draws-plan-for-475-kilometer-rail-network-in-west-bank-1.414976

Le ferrovie in progetto
Il ministro dei trasporti israeliano Yisrael Katz ha chiesto alle ferrovie israeliane di progettare 475 kilometri di nuove linee nella Cisgiordania - da aggiungersi senza soluzione di continuità ai circa 1.000 che ci sono al di qua della Linea Verde, ed alla futura linea ad alta velocità fino ad Eilat.

Mi piacciono le ferrovie, e non avrei nulla in contrario, se non ci fossero questi problemi:

1. i costi saranno spaventosi, perché non si costruirà in pianura ma in collina;

2. quando si tratta di aumentare il costo e ritardare la consegna, gli appaltatori israeliani non hanno niente da imparare da quelli italiani - lo dimostrano le metropolitane leggere di Haifa e Gerusalemme;

3. se Israele fosse in pace con i palestinesi e gli altri suoi vicini, il suo governo potrebbe abolire le tasse e vivere solo dei biglietti dei treni e dei pedaggi delle autostrade, allo stesso modo in cui il governo del Principato di Monaco vive solo della rendita del casinò - perché chi vuole andare dall'Asia all'Africa via terra ci deve passare per forza;

La rete attuale
4. la pace non c'è, e questo progetto sembra fatto per "colonizzare" la Cisgiordania, non per migliorare i trasporti per i suoi abitanti, o per favorire il commercio internazionale;

5. se poi accadesse alle stazioni quello che già accade per le strade palestinesi - in cui gli ebrei passano rapidamente i posti di blocco, ma non i palestinesi, queste ferrovie saranno più odiate della TAV in Italia.

Consiglierei al governo israeliano di concludere la pace prima di costruire queste linee, e di concordare i raccordi con le ferrovie dei paesi vicini - sarebbe un bell'incentivo per la controparte ed il resto del mondo arabo.

Raffaele Ladu

giovedì 23 febbraio 2012

Ottima e pessima notizia

* Aggiornamento del 29 FEB 2012 *

[3] http://www.haaretz.com/print-edition/news/israeli-police-pose-as-drunks-prostitutes-to-entice-african-refugees-to-steal-1.415441

Quest'articolo dice che un'altro dei trucchi della polizia israeliana è quello di usare degli agenti provocatori che si fingono ubriach* oppure delle prostitute - nella speranza che qualche criminale cada nella trappola.

Molte di queste persone sono immigranti irregolari - ma per coloro che commettono un reato contro la persona o la proprietà, ho molto minor simpatia che per coloro che sono semplicemente irregolari.

Raffaele Ladu

* Articolo originale *

[1] http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/u-s-refuses-to-grant-visa-to-israeli-mk-due-to-his-membership-in-terror-group-1.414456


Michel Ben Ari, il kahanista
[1] è la buona notizia: al deputato israeliano Michael Ben Ari è stato negato il visto per gli USA in quanto membro di un'organizzazione terroristica - ed il diretto interessato pensa che il Dipartimento di Stato si riferisca al Kach, una formazione politica di estrema destra, responsabile anche di attentati, classificata come terroristica anche dall'Unione Europea, di cui potete leggere la vergognosa storia qui.



Laji Jawara, vittima di agenti provocatori
[2] è la cattiva notizia: l'unità della polizia israeliana che combatte l'immigrazione clandestina ricorre anche ad agenti provocatori che si fingono potenziali datori di lavoro, in modo da arrestare coloro che abboccano.

La cosa più educata che si può dire di questa pratica è che ricorda quello che molti paesi facevano e fanno tuttora ai gay - e per lo stesso motivo: li ritenevano o ritengono una "minaccia esistenziale" per la società.

Raffaele Ladu

lunedì 20 febbraio 2012

Un grave caso di subalternità

Barack Hussein Obama, 44° Presidente USA





Gavriella Lerner, autrice di [1], fa le sue considerazioni su come è potuto accadere quello che riferisce [2]: ovvero che due gruppi ebraico-ortodossi particolarmente conservatori (Agudath Israel of America ed Orthodox Union) abbiano fatto causa comune con i cattolici proprio su una questione su cui non potrebbero essere più in disaccordo: la contraccezione.

Infatti la legge religiosa ebraica dà ampia (non piena, almeno per gli ebrei ortodossi) facoltà alle donne di avvalersene, e diversi rabbini ritengono la pillola il metodo halakhicamente (cioè dal punto di vista della legge religiosa ebraica) più valido - in quanto la pillola viene vista come l'equivalente moderno delle "pozioni sterilizzanti" che il Talmud (vedi oltre) consentiva alle donne di prendere.

Mi ricordo di aver letto da giovane questo libro-intervista in cui rav Elio Toaff diceva che secondo la legge ebraica il compito di riprodurre la specie incombeva solo sui maschietti, non sulle femmine, per cui esse potevano usare la pillola senza problemi.

Questa pagina web avverte che la cosa è un po' più complicata (del resto rav Elio Toaff stava rispondendo ad un'intervista, non scrivendo un testo giuridico); comunque, la base dell'opinione di rav Toaff sembra essere  il Talmud Babilonese, Trattato Yevamot, Foglio 65b (aramaico, inglese), nonché Tosefta Yevamot 8:2 - il tutto riassunto nello Shulchan 'Arukh, Even ha-'Ezer 5.12 (ebraico). Tutte queste fonti alludono a pozioni sterilizzanti che le donne erano autorizzate ad assumere.

Gavriella Lerner dice di essere repubblicana e di non avere nessuna intenzione di votare Obama quest'anno, ma avverte anche che per Obama si sta provando un odio assolutamente irragionevole, per cui non basta ai repubblicani contestare le sue politiche nel merito, ma lo dipingono come antiamericano, antisemita, antiisraeliano - accuse che per Gavriella Lerner non hanno alcun senso.

Gavriella Lerner è un'oppositrice (tra l'altro) della riforma sanitaria voluta da Obama, ma ritiene che lui abbia fatto benissimo ad imporre ai piani sanitari che ora i datori di lavoro devono offrire ai loro dipendenti di comprendere anche i contraccettivi (eccezion fatta per le chiese) - e si stupisce parecchio che due organizzazioni ebraiche, che non hanno motivo religioso di opporsi ai contraccettivi, si siano accodate alla Chiesa cattolica protestando che la loro libertà religiosa è messa a repentaglio.

Le ipotesi sono due, secondo Gavriella Lerner: o la loro presa di posizione è una dimostrazione di maschilismo (e lei non ci crede molto), oppure una manifestazione dell'odio irrazionale che hanno per Obama, per cui gli danno addosso a prescindere - un odio che lei teme possa rovinare i repubblicani, e che io penso possa spiegare l'andare a rimorchio del fondamentalismo protestante nel modo che qui contesto.

Oltretutto, è stato notato in [3] da Debra Nussbaum Cohen che nessuno si lamenta del fatto che molti piani sanitari pagano l'aborto (che è problematico anche per gli ebrei ortodossi), ma si vuole impedire che una donna possa evitare di generare in modo meno crudele (e pericoloso).

Nei paesi di lingua inglese si dice "cutting off the nose to spite the face = tagliarsi il naso per fare dispetto alla faccia"; il corrispondente proverbio italiano non ho bisogno di ripetervelo!

Sull'argomento è intervenuta due volte anche Sarah Seltzer, in [4] e [5]; in [4] dice in sostanza, "Giù le mani dai nostri corpi!" ed avverte che la legge americana, al contrario di quella italiana, non permette ad alcun imprenditore di discriminare persone per motivi ideologici (in Italia invece esistono le "organizzazioni di tendenza", che sono autorizzate a discriminare, e lo fanno).

Pertanto tutti gli enti religiosi americani non direttamente coinvolti nel culto finiscono con l'assumere persone che non praticano la religione di riferimento, e quindi il caso di una scuola cattolica a cui la sua dipendente ebrea o protestante od atea chiede la copertura sanitaria anche per i contraccettivi non è affatto di scuola!

In [5] lei risponde alle critiche alla soluzione trovata da Obama - saranno le assicurazioni a pagare i contraccettivi, e non gli imprenditori, togliendo loro un peso dalla coscienza - dicendo che bisogna vedere se per le donne sarà un buon affare, ma potrebbe essere un capolavoro politico perché costringe gli oppositori a mostrare le carte: è la libertà religiosa il problema, od il maschilismo?

Raffaele Ladu

domenica 19 febbraio 2012

Cosa si vieta e cosa si tollera


Qui si riferisce di una lunga inchiesta della polizia australiana su dei casi di pedofilia compiuti da ebrei ortodossi adulti a danno di ragazzi a loro affidati.

Sono cose che chiunque può commettere, ma ci sono due caratteristiche particolarmente sgradevoli in quest'inchiesta: la prima è che i superiori degli abusanti, quando se ne sono resi conto, non hanno denunciato i malfattori, ma li hanno mandati all'estero - ed ora l'Australia sta chiedendo l'estradizione di costoro.

La motivazione di questo tipo di complicità sta nella norma che vieta ad un ebreo di far giudicare un altro ebreo da un tribunale non ebraico; la maggior parte degli ebrei si rende conto che tale norma aveva senso solo in un contesto di antisemitismo istituzionalizzato, che avrebbe impedito un giudizio imparziale - ma i superiori di queste persone no.

La seconda cosa è che alcune delle organizzazioni che in Australia si sono comportate in questo modo - mandando i colpevoli ad insidiare altri bambini anziché facendoli arrestare - sono le stesse che negli USA firmano documenti omofobi a sostegno delle terapie riparative.

Ultimamente, l'articolo conclude, anche gli ultraortodossi si sono resi conto che non si può più tacere, ma l'articolo riferisce anche un'organizzazione come Agudath Israel of America cerca di filtrare le denunce, chiedendo di consultare un rabbino (se non si è vittime o testimoni, e quindi certissimi di ciò che si dice) prima di procedere; la Chaba"d invece ha decretato che chi riferisce i suoi sospetti alla polizia non viola la legge religiosa ebraica.

Raffaele Ladu

Proposta di legge in Israele contro le discriminazioni

La Knesset in seduta plenaria

Il deputato israeliano Nitzan Horowitz (Meretz [ebraico, inglese]), l'unico gay dichiarato della Knesset, ha sottoposto una proposta di legge che aggiungerà a tutte le leggi israeliane contro la discriminazione il divieto di discriminare per motivi di identità di genere ed orientamento sessuale.

Oggi la proposta verrà discussa nel Comitato Ministeriale per la Legislazione, e si pensa che verrà votata dalla Knesset in seduta plenaria mercoledì (va detto che, essendo la Knesset un parlamento unicamerale, le leggi devono essere approvate tre volte per essere promulgate - aspettate a brindare :-) ).

Horowitz ha detto che la legge sarà anche educativa, non solo protettiva, e che, visto che alcuni partiti rappresentati nella Knesset hanno creato il loro gruppo LGBT, lui vuole che si veda quanto veramente vogliono sostenere questa causa.

Raffaele Ladu

Rav David Lazar "etero dell'anno" in Svezia

[1] http://www.timesofisrael.com/rabbi-david-lazar-is-swedens-straight-of-the-year/

L'"omo dell'anno" (a sinistra) con l'"etero dell'anno".
Rav David Lazar, il rabbino capo di Stoccolma, è riuscito ad avere due riconoscimenti LGBT nella sua vita, pur avendo moglie e cinque figli: la comunità lesbica e gay di Tel Aviv gli ha conferito il titolo di "Yaqir HaQehilah = Caro alla Comunità", e la rivista LGBTQ svedese "QX" lo ha insignito del titolo di "Årets Hetero = Etero dell'Anno".

Come spiega l'articolo [1], rav Lazar fa parte del movimento Conservatore (Masorti in ebraico), ma è il capo di tutta la comunità ebraica della capitale, e, come ha detto in un'intervista alla TV svedese, per lui i diritti LGBTQ sono diritti umani, ed il versetto biblico secondo cui l'essere umano è creato ad immagine di Dio (Genesi 9:6) vale per tutte le persone.

Dal 1990 si è occupato dei diritti LGBTQ in Israele, e nel 2000 è stato il primo rabbino israeliano a celebrare matrimoni arcobaleno; quando nel 2010 la Comunità ebraica di Stoccolma gli offrì il posto, disse subito che avrebbe continuato così.

Ed i risultati si vedono; insieme con lui è stato premiato l'"omo dell'anno", il calciatore Anton Hysen, il secondo calciatore svedese ad aver fatto il coming-out prima di terminare la carriera. Il primo, Justin Fashanu, lo fece nel 1990, ma si tolse la vita nel 1998.

E rav Lazar ha perciò iniziato un programma contro l'omofobia, i crimini d'odio e l'incitazione alla violenza, anche nel quadro degli incontri ecumenici a cui è invitato - ed ha addirittura istituito una Qabbalat Shabbat arcobaleno ("Qabbalat Shabbat = Accoglienza del Sabato", ovvero la funzione in cui al tramonto del venerdì si dà il benvenuto alla giornata festiva che inizia)!

La mia amica israeliana Bianca mi ha detto che rav David Lazar è stato intervistato la settimana scorsa dalla TV israeliana, alla quale ha spiegato, tra l'altro, come sia possibile interpretare la Torah in modo da consentire alle persone omosessuali di avere una vita sessuale.

L'intervistatore gli chiese se Dio avrebbe potuto accettare questo, e lui rispose che da un bel pezzo Dio ha smesso di rispondergli per e-mail - alludendo al celeberrimo episodio raccontato nel Talmud Babilonese, Trattato Baba Metzi'a, Foglio 59b (breve estratto bilingue, aramaico, inglese 1, inglese 2), che ha questa morale: la legge di Dio non è più "in Cielo" (Deuteronomio 30:12), e le decisioni le devono prendere gli uomini, a maggioranza, con le precauzioni di Esodo 23:2.

Raffaele Ladu