L'articolo [1] comincia elencando le discriminazioni contro le persone sieropositive in Israele, di cui una particolarmente odiosa è questa: in Israele nessuna compagnia vuole stipulare assicurazioni sulla vita di persone HIV+; e poiché le banche israeliane esigono a garanzia dei mutui un'assicurazione sulla vita (idea di per sé giusta), finisce che le persone HIV+ in Israele non possono ricevere mutui.
Posso garantirvi che in Italia non è così: l'agenzia veronese di una primaria compagnia d'assicurazioni (famosa in Europa da quasi due secoli) ha stipulato con l'Arcigay di Verona una convenzione che consente alle persone HIV+ di stipulare un'assicurazione sulla vita.
L'assicurat* paga ovviamente un premio maggiorato - ma questo gli/le accadrebbe anche se avesse un'altra malattia cronica come il diabete; e non è che la compagnia abbia fatto uno strappo alla regola: semplicemente ha individuato un'opportunità di mercato ed ha incaricato i suoi attuari di ricalcolare i premi, statistiche mediche alla mano, immagino, che provano che assicurare la vita di una persona HIV+ è sostenibile e magari pure remunerativo.
Posso aggiungere che l'agente di assicurazioni che ha stipulato la convenzione si è comportato in maniera professionale ed encomiabile, venendo a visitare i potenziali clienti nella nostra sede, e senza farli sentire diversi - per lui erano clienti con un'esigenza particolare, ma di clienti con esigenze particolari che esigono premi personalizzati le assicurazioni sono piene.
Lo dico non per fare pubblicità alla compagnia od all'Arcigay (immagino che molte compagnie di assicurazione abbiano la medesima politica, e molte altre associazioni LGBT ne abbiano tratto profitto), ma per dimostrare che in Italia non ci si comporta nel modo due volte criminale in cui ci si comporta altrove - prima stigmatizzando e discriminando le persone LGBT, e poi cercando di convincerle a dichiarare che quel paese è per loro un paradiso.
Tra le conseguenze dello stigma non ci sono solo quelle indicate in [2] (un articolo continuamente aggiornato), ma anche il fatto che la sieropositività di molti bambini israeliani viene tenuta accuratamente nascosta agli stessi bimbi - non si farebbe la stessa cosa con un tumore od una malattia genetica, a dimostrazione dello stigma che persiste contro le persone HIV+, e contro i loro figli.
L'articolo dice che se molte persone famose si offrissero come testimonial per la lotta all'HIV/AIDS, la situazione potrebbe migliorare, ed è contento di vedere che anche i VIP israeliani stanno cominciando a farlo.
In Italia ci si potrebbe lamentare della stessa cosa - ovvero che non sono poi tanti i VIP che si offrono come testimonial contro l'AIDS; quelli che lo fanno si possono vedere in [3].
Raffaele Ladu
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