domenica 15 gennaio 2012

Nitzan Horowitz sui diritti LGBT in Israele


[1] http://www.pinknews.co.uk/2010/10/20/israels-first-out-gay-politician-on-his-human-rights-work/

L'articolo è del 20 Ottobre 2010, ma la situazione descritta da Nitzan Horowitz, l'unico deputato dichiaratamente gay della Knesset [il Parlamento israeliano - poiché ha 120 deputati, sicuramente ce ne sono diversi altri velati], non è cambiata granché da allora, ed abbiamo ritenuto opportuno tradurre l'articolo, in quanto non pecca né di disfattismo né di trionfalismo (o di "pinkwashing").

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L'unico deputato israeliano gay invoca il matrimonio in una visita a Londra

di Benjamin Cohen
20 Ottobre 2010, 16:30 GMT/17:30 CET

Nitzan Horowitz, il primo politico apertamente gay eletto alla Knesset (Parlamento) d'Israele, è un uomo con una missione. Rappresentante del Nuovo Movimento-Meretz [ebraico; inglese], un partito di centrosinistra per la pace, ha chiesto ad Israele di introdurre il matrimonio civile per le coppie gay ed etero, e conduce una campagna per aiutare le persone LGBT dei paesi arabi vicini che rischiano la morte se vengono rimandate a casa.

Parlando la settimana scorsa ad un incontro a Londra dei giovani membri della Federazione Sionista, nonché ad un gruppo distinto di ebrei LGBT, Mar Horowitz ha parlato delle sue esperienze come politico gay e come esse hanno dato forma alle sue campagne per i diritti umani e gay in tutto il Medio Oriente.

“Se risolvi i problemi della separazione della religione dallo stato, puoi risovere molti dei problemi legati ai diritti LGBT rights,” ha detto ad ambo i gruppi.

“Attraverso la giurisprudenza, ma non attraverso il Parlamento, noi abbiamo già degli ottimi diritti LGBT.  A causa del potere dei religiosi in Parlamento, è sempre stato impossibile approvare una legislazione specifica che proteggesse i diritti LGBT, specialmente con quest'orribile governo di destra. Ed allora ci rivolgiamo ai tribunali, usando le aspirazioni all'eguaglianza all'interno della Dichiarazione d'Indipendenza d'Israele [ebraico; inglese] come base delle nostre rivendicazioni.

“Di fatto, la situazione sul campo non è cattiva, anzi, in molti aspetti migliore di quella che c'è qui nel Regno Unito. Per esempio, se tu vivi con qualcuno per appena tre mesi, è sufficiente per la legge israeliana per essere considerati un 'common law marriage = unione di fatto', senza cerimonia nuziale o registrazione allo stato civile, e non fa differenza se la coppia è gay od etero. Perciò se mi accade qualcosa e tiro le cuoia, il mio partner si becca tutta l'eredità senza pagare alcuna tassa, come se noi fossimo legalmente sposati.

“Ma c'è un vero pericolo quando le cose sono decise dalla giurisprudenza anziché dal Parlamento, perché se un altro giudice, meno liberale, scrive una sentenza diversa, allora i diritti possono esserci tolti - proprio così. E' una cosa che ogni giorno dobbiamo cercare di evitare. Ma il vero problema, secondo me, non sono i diritti dei gay, è la tolleranza. I diritti sono garantiti dai tribunali, ma se la gente è picchiata nelle strade, o ci sono dei crimini di odio, ovviamente questo è pure illegale, ma questo non impedisce di rovinare, o nel tragico caso della sparatoria nel centro giovanile LGBT, terminare le vite delle persone gay.”

Parte della ragione del perché Israele protegge le coppie non sposate come se fossero sposate è a causa del complicato sistema di diritto ecclesiastico che sottostà ad un paese ebraico con significative minoranze mussulmane e cristiane.

Mar Horowitz ha spiegato: “Israele è un confusionario ordinamento giuridico con lo status personale determinato da diversi tribunali religiosi. Ci sono i tribunali ebraici, i tribunali islamici, e 13 diverse confessioni cristiane hanno i loro propri tribunali religiosi. Abbiamo ereditato questo sistema dai britannici, che lo avevano a loro volta ereditato dall'Impero Ottomano. Questo significa che così tante istituzioni religiose hanno da ridire su come io posso vivere la mia vita, e sulla legge che vale per me, e non c'è una legge civile sullo status personale."

“Perciò, un ebreo non può sposare un cristiano in Israele, né un cristiano può sposare una persona senza fede. Ed un uomo ebreo con il cognome Cohen [nota dell'articolo originale: in epoca biblica "cohen" era il nome del "sacerdote"; nota di Raffaele: la qualifica di cohen non dipende dal cognome] non può sposare una donna divorziata. Essi sono tutti costretti, come le coppie gay, a sposarsi fuori da Israele. Lo stato riconosce tutti questi matrimoni e dà alle coppie protezione legale, ma è un errore che queste cerimonie, e specialmente le cerimonie civili, non si possano compiere dentro Israele.”

Mar Horowitz ha inoltre rimarcato che i gruppi religiosi in Israele sono uniti dalla loro opposizione all'omosessualità.

“La prima volta che i tre capi religiosi del paese - il rabbino capo d'Israele, il patriarca cattolico latino di Gerusalemme ed il muftì capo della comunità islamica si sono mai messi insieme nella loro storia è stato per esprimere la loro opposizione al World Pride che arrivava a Gerusalemme," ha detto, "Si sono riuniti e seduti allo stesso tavolo grazie al loro odio per i gay.”

Parlando a PinkNews.co.uk, Mar Horowitz ha spiegato come sono trattati i gay mussulmani in Israele e nei Territori Palestinesi. “Quando parlo dei diritti dei gay ad un politico arabo illuminato, che è d'accordo con me su quasi ogni questione di diritti umani, lui si limita a dire: 'No, non abbiamo questo fenomeno, sono solo gli ebrei ad avere gli omosessuali, noi non abbiamo questo problema.’ Quanto sono lontani dal vero!”

Mar Horowitz ha aggiunto: “I palestinesi gay temono per la loro vita. Loro lasciano le loro case a Gaza e Ramallah e vengono a Tel Aviv, dove c'è una grandissima comunità gay ed una grandissima vita notturna. Il problema è che a Tel Aviv vivono come immigranti illegali. Ma se li rimandi in Palestina, potrebbero essere uccisi dalle loro stesse famiglie. Perciò quello che sto facendo in alcuni casi è lavorare insieme con dei politici che condividono le mie idee per trovar loro un paese adatto in cui possano vivere sicuri, al di fuori del Medio Oriente. Ho aiutato delle persone gay ad ottenere lo stato di rifugiati in Svezia, Norvegia e Canada. Ci sono tutte le possibili soluzioni per consentir loro di rimanere vivi. Ma alcuni di loro restano in Israele e questo è giusto e dobbiamo aiutarli e sostenerli."

“Per quanto riguarda i paesi arabi intorno a noi, questo è un grosso problema. Sono fondamentalmente delle società assai antidemocratiche ed oppressive che non rispettano alcun tipo di diritti umani. Ma è una questione che dovrebbe essere sollevata da altri paesi, dacché non siamo in posizione di influenzarli, e spesso non riconoscono neppure lo Stato d'Israele. Il problema con i profughi non palestinesi si ha se vivono in un paese nemico d'Israele come la Siria, [perché] la frontiera è chiusa ed è quasi impossibile per loro raggiungerci. Gli egiziani ed i giordani possono venire perché noi abbiamo delle relazioni diplomatiche con loro, ma non è tanto semplice per i gay di questi paesi venire a vivere in Israele perché sfortunatamente il nostro establishment religioso non è tanto tollerante verso i gay in generale. Il ministro dell'interno, Eli Yishai, l'uomo responsabile dell'emissione dei visti ai richiedenti asilo, odia i gay, perciò è impossibile parlargli dei singoli casi - è una cosa molto complicata, ma faccio del mio meglio.”

(unquote)

Va precisato che non tutte le correnti ebraiche sono omofobe - ma i riformati ed i conservatori, che celebrano anche matrimoni arcobaleno, contano molto in America e poco o punto in Israele. Si trovano anche in Italia, ma non essendo al momento tutelati dall'Intesa, che riguarda solo le comunità ortodosse, non riuscirebbero a far riconoscere nemmeno un matrimonio etero dallo stato civile italiano :-(

Purtroppo, il ministero dell'interno italiano è più schizzinoso di quello israeliano e non riconosce nemmeno i matrimoni arcobaleno celebrati all'estero.

Va detto però che la mancata separazione della religione dallo stato comporta che i rabbini, i muftì ed i vescovi in Israele vengano nominati, se non per scelta, perlomeno con l'assenso del governo israeliano - il quale è quindi corresponsabile della loro omofobia, per non parlare del feroce razzismo di molti rabbini che si sono fatti un nome (ed hanno profanato il Nome di Dio) in tutto il mondo con dichiarazioni antiarabe. La separazione della religione dallo stato risolverebbe questo imbarazzante problema :-)

Per quanto riguarda i profughi, il problema è sempre la pretesa di mantenere la supremazia numerica e politica degli ebrei in Israele, per cui Israele è di manica molto stretta nel concedere lo status di rifugiato: secondo l'UNHCR, nel 2009 in tutto il mondo il 38% dei richiedenti asilo ha ottenuto la protezione internazionale, e la cifra sale al 47% se aggiungiamo coloro che hanno ottenuto una protezione complementare.

In Italia, secondo il CIR, siamo stati assai meno generosi: nel 2009 soltanto il 9% dei richiedenti asilo ha ottenuto lo status di rifiugiato, ed aggiungendo chi ha ottenuto la protezione sussidiaria od umanitaria, si arriva al 40%. Di questo dobbiamo ringraziare un politico il cui nome inizia per B ed uno il cui nome inizia per M.

Israele, invece, secondo il Refugees' Rights Forum, è riuscito a concedere, tra il 1951 e l'Agosto 2009, lo status di rifugiato a 170 persone su un totale di 17.500 richiedenti - lo 0,97%.

Un vero primato, che fa vergognare associazioni ebraiche come questa, che ha notato che solo 2 persone in Israele hanno ottenuto lo status di rifugiato nel 2009, ed ha convinto il Premio Nobel Elie Wiesel a chiedere al governo israeliano di avere riguardi almeno per i profughi del Darfour, che gli ricordano l'Olocausto a cui è sopravvissuto da ragazzo; e questo primato verrà probabilmente consolidato dalla nuova legge sulle "infiltrazioni".

Esistono in Israele delle associazioni che tutelano i migranti (regolari od irregolari), le quali si sono consorziate per stampare questa guida in inglese, ma la loro attività verrà sicuramente ridotta da codesta legge.

Per esempio, offrire "counseling" ad un "infiltrato" è punibile con una pena da 3 a 15 anni di prigione, oppure il sostegno psicologico rientra nell'"aiuto umanitario", non punibile?

Per quanto riguarda i paesi arabi, Horowitz ha parlato prima dell'inizio della Primavera Araba, e non immaginava che cosa stesse bollendo in pentola - è presto però per dire se la situazione delle persone LGBT cambierà.

Per quanto riguarda le persone HIV+, che in Israele ricevono cure di qualità inferiore, possono avere perfino dei problemi a fare il test HIV (vedi qui), e subiscono discriminazioni feroci (vedi qui), Horowitz non ne ha parlato. 

Raffaele Ladu

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