martedì 10 gennaio 2012

Due articoli sul "pinkwashing"



[1] riporta una notizia alquanto bislacca: Yuli Edelstein è il ministro israeliano alla propaganda, all'apologetica [advocacy] ed alle pubbliche relazioni internazionali.

Non sarebbe nulla di particolarmente strano (perlomeno Yuli Edelstein non ha il cattivo gusto di Sandro Bondi nel lodare il suo datore di lavoro - Netanyahu o Berlusconi), se non fosse che Edelstein chiede alle minoranze etniche e sessuali d'Israele di candidarsi per fare lavoro di sostegno propagandistico all'estero.

Niente di strano fin qui: il miglior "testimone" di un prodotto è l'utente soddisfatto che ne parla con gli amici, e chi ha bisogno di "testimoni" fa bene a cercare dei "volontari".

Purtroppo, Edelstein cerca l'aiuto dei medesimi arabi israeliani che ha pubblicamente definito "gente spregevole"; e per quanto riguarda le minoranze sessuali, va spiegato che qualche mese fa il partito di Edelstein, Yisrael Beiteinu = Israele è casa nostra, aveva fatto passare una legge che concedeva una sorta di matrimonio civile alle coppie in cui nessuno dei due era ebreo.

E' una cosa che fa ridere i polli: in Italia il matrimonio civile esiste dal 1866, senza limitazioni di religione, e la soluzione israeliana è paradossalmente simile a quella della Spagna franchista, in cui il matrimonio civile era consentito soltanto alle coppie in cui nessuno dei due era cattolico.

Ciononostante, le sinistre avevano tentato l'arrembaggio, proponendo un emendamento che consentiva anche alle coppie lesbiche o gay di approfittare di questa legge, passando così dallo stato di coppie di fatto tutelate praticamente solo per via giurisprudenziale (da una serie di sentenze di una Corte Suprema più attiva e progressista di quella italiana) a coppie davvero sposate.

Edelstein ed il suo partito non hanno lasciato che fossero i partiti religiosi a fare il lavoro sporco da soli: hanno votato insieme con loro per affossare l'emendamento.

Edelstein, quando ha avuto l'occasione di fare qualcosa di utile per le persone LGBT, ha agito in modo contrario - ed ora vuole che queste persone parlino meravigliosamente di Israele.

E' chiaro che tutti gli oppositori del "pinkwashing" si sono buttati a pesce su questa contraddizione, ed è facilissimo per loro osservare che l'atteggiamento di Edelstein mostra che i diritti LGBT sono vissuti da buona parte dell'establishment israeliano come un "fare di necessità virtù", e che non mancano i politici che le persone LGBT le usano anziché rispettarle.

[2] è un articolo molto interessante ed equilibrato sui diritti LGBT e sul pinkwashing; la cosa più interessante però che dice è che non è vero che Israele concede asilo ai palestinesi LGBT perseguitati: Israele è uno stato etnico, molto riluttante a concedere asilo a non ebrei.

Gli attivisti per i diritti umani che cercano di aiutare i palestinesi LGBT non possono fare altro che farli uscire dalla Palestina - e da Israele.

Ciao, RL

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